ÀҾ˹éÒ˹ѧÊ×Í
PDF
ePub

385

La lotta di Eutimo di Locri a Temesa.

Di Ettore Pais.

Nel Vol. XXII (1907) p. 18–53 dell' Jahrbuch d. deutschen arch. Instituts, Der Kampf um Temesa, Ernesto Maass si propone illustrare il significato del racconto riferito da Pausania, a cui accennano anche altri autori, intorno alla vittoria di Eutimo di Locri contro il Demone di Temesa. Egli cerca spiegare il dipinto arcaico veduto da Pausania in cui codesta vittoria era rappresentata. Per possedere gli elementi necessari alla soluzione del problema il Maass comincia col raccogliere tutte le notizie riferentesi al culto di Hera Crotoniate al Capo Lacinio (p. 18-29), passa quindi a discutere il valore delle notizie intorno alle acque minerali che si trovano nel territorio di Lecce (Aɛvza p. 29-32), e conchiude con il determinare la forma del dipinto, il valore storico di tali notizie e le fonti da cui il racconto di Pausania deriva.

Codesto racconto di Pausania VI, 6, 4 sqq., di cui si trova traccia anche in altri autori1) ed in proverbi, é ben noto: avendo occasione di parlare della statua e delle vittorie dell' Olimpionica Eutimo di Locri, che veniva creduto figlio del fiume Cecine, egli dice che questo atleta ritornato in Italia dopo tale vittoria lottó contro il demone di Temesa. Gli abitanti di codesta cittá avevano per il passato lapidato uno dei compagni di Ulisse violatore di una vergine. I Mani di lui molestavano i Temesani i quali erano sul punto di abbandonare l'Italia. Ma per consiglio di Apollo Pizio li placarono avendo loro dedicato un réuevos ed un vaós, consacrando ogni anno quella vergine che il demone avrebbe preferito. Ritornato pertanto Eutimo da Olimpia, mentre si attendeva a tale cerimonia, chiese ed ottenne di entrare nell' antro, di lottare con il demone; ed innamoratosi della donzella, che divenne più tardi sua sposa, lo superó e lo costrinse a gettarsi sul mare ed a sparire per sempre. Pausania, dopo avere infine accennato alla miracolosa morte di Eutimo caduto nelle acque del fiume Cecine suo padre, chiude il suo racconto con le seguenti parole:

1) Strab. VI p. 255 C. Ael. v. h. VIII 18. Suid. s. v. Eť9vμog. Prov. Alex. 131. Pseud. Plut. prov. 131.

Klio, Beiträge zur alten Geschichte IX 4.

36

26

Τόδε μὲν ἤκουσα γραφῇ δὲ τοιᾷδε ἐπιτυχὼν οἶδα· ἦν δὲ αὕτη γραφῆς μίμημα ἀρχαίας· νεανίσκος Σύβαρις καὶ Καλαβρός τε ποταμὸς καὶ Λύκα πηγή, πρὸς δὲ ἡρῷόν (ηρα codd.) τε καὶ Τεμέσα ἦν ἡ πόλις, ἐν δέ σφισι καὶ δαίμων ὅντινα ἐξέβαλει ὁ Εὔθυμος, χρόαν τε δεινῶς μέλας καὶ τὸ εἶδος ἅπαν ἐς τὰ μάλιστα φοβέρος, λύκου δὲ ἀμπίσχετο δέρμα ἐσθῆτα, ἐτίθετο δὲ καὶ ὄνομα Αλύβαντα (sic Suid. s. v. Εύθυμος, λυβάντα alcuni codd. di Pausania) τὰ ἐπὶ τῇ γραφῇ γράμματα.

Chi é codesto Alibas? Il Maass pensa alle dichiarazioni degli antichi Scoliasti secondo i qual il 'Außas Omerico in o 304 doveva esser messo in rapporto con il nome di Metaponto; discute il testo di Pausania e dove i moderni leggono ogov egli ripone la parola "Hoa data dai codici e cerca di mostrare che ció sta in rapporto con il nome ed il tempio della famosa dea onorata al Capo Lacinio presso Crotone. Si sofferma quindi sul nome del fiume Kalapoós, che egli identifica con la regione della antica Calabria (la penisola Japigia) e la Aúzŋ aŋуý identifica con una fonte Aɛuza nel territorio di Lecce nella Japigia (cfr. Strab. VI p. 281 C). Secondo il Maass il δαίμων Αλύβας é il rappresentante del popolo degli Alibanti presso Metaponto (p. 41) i quali al tempo di Eutimo, vale a dirè al principio del V secolo, avrebbero molestati i Greci d'Italia ed occupato Temesa, d'oude il nostro olimpionica li avrebbe cacciati.

Der wilde Stamm, egli dice, kann nun nicht mehr den Ueberlandtransport von Kalabrien und Kroton und Locri her in die betreffenden Kolonien an der Küste des tyrrhenischen Meeres belästigen und bedrücken und auch von der Seeseite die griechischen Niederlassungen, zumal die reichen am tarentinischen Busen, nicht mehr brandschatzen (p. 42 in.).

Quanto alle forme del dipinto visto de Pausania il Maass esprime cosi il suo giudizio :

Es sondern sich je eine Göttin und je ein Flussgott, der zugehörige, als Seitengruppen ab. Der Fluss Sybaris gehörte damals, nach der Zerstörung der Stadt, zu Kroton, Leuka stellt sich zum Kalabros. Hera, unter ihr der Sybaris auf dem einen, Leuca, unter ihr der Kalabros auf der anderen Seite: so umschliessen die gespannt zuschauenden Götter jener Griechen die Kämpfergruppe von Temesa. Das Gemälde hatte diesen Aufbau:

"Hoa Σύβαρις

Τέμεσα
Εύθυμος Αλύβας

Λεύκα
Καλαβρὸς

Man sieht wohl, Pausanias beschreibt links unten beginnend erst die Umrahmung und dann das Mittelstück, wenn er so ordnet: Sybaris, Kalabros, Leuca, Hera, Temesa und die beiden Kämpfer p. 45 sq.

Il Maass riassume infine il suo giudizio sul valore del racconto e del quadro ad esso relativo con queste parole:

Nun haben wir das altlokrische Gemälde, von dessen Inhalt der Eifer des Pausanias für archaische Werke uns eine kurze Beschreibung aufbewahrt, ganz verstanden. Euthymos, der neue Heros der Lokrer, hat den

wilden Alybas, den Peiniger der Griechen in Süditalien aufgesucht in seiner Burg; mächtig wird gerungen in Gegenwart der umwohnenden Griechenwelt, welche in den freudig zuschauenden Gottheiten dieser Griechen, Hera und Leuka, und den Flüssen Sybaris und Kalabros verkörpert erscheinen: Temesa ist der Siegespreis p. 47.

Non seguo il Maass in una serie di minori e meno importanti ricerche connesse con il nostro soggetto. Scopo di queste pagine é dimostrare che i risultati fondamentali ai quali egli arriva non hanno alcuna base sicura, che poggiano in parte su malintesi e che infine il dotto Prof. di Marburgo nel giudicare il valore delle notizie degli antichi rispetto ad Eutimo di Locri non ha tenuto conto nè delle reali condizioni geografiche in cui i fatti si svolsero, né delle condizioni storiche e politiche del tempo.

Cominciamo con il preteso popolo degli Alibanti. Sta bene che gli antichi Scoliasti mettevano in rapporto il nome dell' omerico Alibante 304 con Metaponto. Ma da ció non viene che questo nome debba essere localizzato esclusivamente presso tale cittá; tanto meno siamo autorizzati a creare un popolo di Alibanti nemici non solo dei Temesani ma degli Italioti in generale. Il nome Aluß ad es é localizzato anche in altre regioni ossia nella Tracia e nell' Asia Minore). E se, come tosto vedremo, il racconto della lotta di Eutimo con il demone di Temesa deriva da un mito greco, occorre esser cauti e non dare eccessiva importanza alle dichiarazioni degli Scoliasti.

Ma v'é di più. Noi ignoriamo se la forma corretta del nome sia Alißas ovvero Aliẞas. Questa seconda forma nell' Etimol. Magnum p. 579, 28 é pure messa in rapporto con Metabos e richiama d'altra partre 'Aliẞas il noto fiume dei morti. La forma dλißas era anzi usata per indicare i morti, gli scheletri (Soph. fr. 722. Plut. quaest. symp. VIII 10. Etym. Magn. 63, 4; 49).

Il Maass (p. 41 n. 45) nota queste circostanze; ma nel fatto egli non se ne preoccupa troppo. Che invece nel caso nostro esse abbiamo molta importanza prova il fatto che, stando al racconto di Strabone VI p. 275 C., nelle sostanza uguale a quello di Pausania, il nome del demone era Polites. Non é dunque improbabile che il nome 'Alias sia una designazione generica per indicare il morto, lo scheletro malefico di Temesa. Ed ove la forma Aiẞas sia l'adattamento ellenico di una locale ed indigena non va dimenticato che il nome degli Alibani compare in monete della Magna Grecia appartenenti a città che non siamo più in grado di precisare ma che, secondo ogni verosimiglianza, non va cercata presso Metaponto bensi in regioni che stavano in rapporto con i Calcidici dello Stretto di Messina e di Cuma 2).

1) Steph. Byz. s. v. 'Alias et 'A3.

2) Ciò risulta in modo evidente dalla figura di Scilla che si nota nelle monete con la leggenda AAIBANON od AAAIBANON (v. ad. es. A. Sambon Les monnaies

26*

Nessuna delle notizie a noi pervenute prova che i Metapontini abbiamo mai avuto rapporti speciali con i Temesani, o che i pretesi Alibanti si fossero estesi per tanta regione della Magna Grecia. Vi sono invece ragioni per pensare che un nome analogo a quello di Alibas si trovasse ripetuto in diverse parti nell' Italia Meridionale ove notiamo ad es. due diverse „Sybaris" e due diverse località dette „Aulon“.

Il Maass é stato evidentemente indotto a pensare alla Penisola Sallentina dal nome del fiume Calabros che egli cerca nella regione anticamente detta „Calabria". Ma egli non tiene presente che il Bruzzio, la regione in cui si trovavano Temesa e Locri, da molti secoli si chiama Calabria"; egli non considera che anche oggi uno dei fiumi che scendono dalla giogaia di Aspromonte e che formano il Marro si chiama si Calabro; Calabrici è pure il nome di un affluente del fiume Savuto presso S. Stefano di Rogliano. Prove evidenti che il nome di Calabria non fu dato al Bruzzio per puro effetto di arbitrio ufficiale ma che fu una designazione che aveva la sua prima origine in un nome locale. Nessuna ragione ci induce adunque a cercare la scena del dipinto e delle gesta di Eutimo fuori della moderna Calabria, anzi lungi dal suolo limitrofo a Temesa.

I codici di Pausania hanno la parola "Hoa. Il Maass crede erronea la correzione del Clavier che le sostituì la parola ogov. Ma il Clavier aveva perfettamente ragione; non solo Pausania poco prima fa menzione della lotta di Eutimo лoos tov oo, ma anche Strabone nomina codesto ἡρῷον. Evidentemente tale hoov é un elemento fondamentale del racconto che doveva comparire nel dipinto, mentre la dea "Họa é del tutto estranea. Il Maass suppone che Sybaris nel dipinto visto da Pausania rappresentasse la personificazione del fiume da cui prese nome la celebre città distrutta dai Crotoniati. Ma nulla esclude che Sybaris sia invece il nome di un personaggio locale della focese Temesa. Questa seconda ipotesi coglie con quasi certezza nel segno se, come tosto vedremo, la leggenda di Eutimo di Locri non é che la riproduzione di un vecchio mito Focese-Locrese che ci parla appunto di Sybaris.

In conclusione io non vedo un solo indizio per affermare con il Maass che il racconto relativo alle gesta del nostro eroe ed il dipinto che le rappresentava abbian rapporto con tutta la vasta ragione che da Temesa e da Locri abbraccia il territorio di Sibari e di Crotone e si estende sino a Lecce ed a tutta la penisola Sallentina. E tanto meno é necessario ricorrere alle ipotesi del Maass circa l'ordine con cui Pausania avrebbe notate le figure del dipinto. A me sembra che tutte codeste figure stiano in stretto ed esclusivo rapporto con la regione vicina a Teresa e nulla esclude che i personaggi fossero dipinti nello stesso ordine con cui Pausania li ricorda, vale a dire:

antiques de l'Italie Paris 1904 p. 325) anche ove sia certo che con il Dressel non si debba cercare presso la sponda del mare tale città.

[blocks in formation]

ossia da un lato il giovane Sibari il fiume Calabro e la fonte Lyca, dalla parte opposta Temesa ed il vicino tempio del demone, nel mezzo del quadro i due soggetti più cospicui ossia Eutimo ed il demone da lui vinto.

Lascio del resto agli archeologi dell' arte fare tutte le osservazioni che credono opportune circa il valore artistico del dipinto veduto da Pausania e l'ordine secondo cui le figure del quadro erano disposte; passo invece a parlare brevemente del valore storico di tutta quanto la leggenda sopra riferita che il quadro rappresentava 1).

Io ebbi occasione molti anni or sono di accennare al nucleo storico contenuto nel racconto delle gesta leggendarie di Eutimo 2). Per stabilire con esattezza questo nucleo noi non dobbiamo pensare al popolo più o meno fantastico degli Alibanti, o limitarci, come ha fatto E. Maass, a parlare di una vittoria di Locri contro codesti pretesi nemici di tutte le colonie greche d'Italia, di cui nessun antico ci ha mai fatto parola. Per intendere il significato del mito occorre studiare le condizioni storiche e reali del tempo in cui Eutimo visse e le circostanze politiche in cui la patria di lui allora si trovava.

Il punto fondamentale di partenza ci é dato da Pausania, il quale dice che Eutimo vinse il demone di Temesa allorquando ritornava dalle vittorie olimpiche (ἐπανήκων δὲ ἐς Ιταλίαν τότε δὴ ἐμαχήσατο πρὸς τὸν ow). Da quale di queste vittorie egli non dice. Ma poichè egli ne enumera tre, ossia quelle delle Olimpiadi 74, 76, 77 = 484, 476, 472 a. C., é chiaro che i fatti di cui ci occupiamo avvennero negli anni in cui i destini dell' Italia meridionale e della Sicilia furono sopratutto governati da un lato da Anaxilao di Regio (494-476 a. C.) dall' altro dai Dinomenidi Gelone (484-478) ed Jerone di Siracusa (478—467).

Quale fu la politica di Locri in questo periodo? Sono fatti ben noti. Locri, che verso la metà del VI° secolo nella lotta contro i Crotoniati era stata difesa dai Regini (Strab. VI p. 261 C.), negli anni di cui parliamo, fu invece assalita anche da questi ultimi (478-467 a. C.). Essa fu invece protetta dall' intervento di Jerone che obbligò Anaxilao a non molestare i suoi alleati 3). Con il reggimento dei Dinomenidi a Siracusa si

1) Noto di passaggio che il Maass p. 45 nel notare quei monumenti antichi e moderni che valgono a spiegargli la distribuzione del dipinto arcaico visto da Pausania non ha tenuto conto del peplo di Alcimene serbato gia nel tempio di Hera Lacinia [Arist.] d. mir. ausc. 96. cf. 2. Athen. XII p. 541 b.

2) Negli Annali d. Universita Toscane XIX (Pisa 1891) p. 27 sqq.; cfr. ora nelle mie Ricerche Storiche e geografiche sull' Italia antica (Torino 1908) p. 43 sqq. 3) Schol. Pind. Pyth. I 89, II 34.

« ¡è͹˹éÒ´Óà¹Ô¹¡ÒõèÍ
 »