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governatore del Pireo, sarebbe stato assunto a questo ufficio un mezzo secolo prima dell'arcontato in età di venticinque anni al più, età, come si vede, assai adatta per un governatore, il quale inoltre, già innanzi di rivestire l'alta dignità, si era segnalato pei servigi che rendeva ai Salamini presso il re. Nulla come da questa epigrafe si trae per la cronologia dall'altra che parla della guerra fatta contro Alessandro da Atene e da Aristomaco (1) d'Argo (IG II 5, 371 c): o per dir meglio se ne trae solo la conferma d'una cosa che già si sapeva, che cioè la ribellione d'Alessandro fu di qualche tempo anteriore alla morte d'Aristomaco (241/0).

Una cronologia più precisa non può desumersi che dalla vita di Arato di Plutarco. E mette il conto di esaminarne accuratamente i dati. Quando Arato sorprese Sicione, il bagliore dell'incendio della reggia del tiranno si vide da Corinto (Arat. 9), e per poco non si venne di colà al soccorso di Nicocle. Dunque (osserva il Beloch Griech. Gesch. III 2, 438) il tiranno si teneva in buone relazioni con Corinto. Tuttavia Arato aveva sperato d'avere dalla sua Antigono, e solo quando Antigono mostrò di non voler mantenere la parola che aveva dato, fece da sè: il che sarebbe un controsenso se Antigono dominava allora in Corinto. Quindi il governatore di Corinto Alessandro doveva già esserglisi ribellato“. In realtà, a mio avviso, questo ragionamento deve addirittura invertirsi. Antigono non volle dare alcun aiuto ad Arato nella impresa contro Sicione: anzi compiuta l'impresa il timore d'Antigono, come è detto esplicitamente da Plutarco (Arat. 9) e da Pausania (II 8, 4), e non importa che Pausania confonda il Dosone col Gonata, indusse Arato a far entrare Sicione nella lega achea. Quindi il tiranno di Sicione Nicocle era con Antigono in buone relazioni, e Corinto, onde potevano pervenirgli soccorsi, non era certo ribelle al re. Come mai adunque Arato potè sperar soccorso da Antigono (Arat. 4)? Per una ragione assai semplice. Il padre di Arato Clinia aveva dominato in Sicione; e può essere che fosse stato migliore degli altri tiranni; ma non molto diverse da quelle degli altri tiranni erano state le sue relazioni con la Macedonia; di qui la vía che esisteva fra la sua famiglia e la casa reale di Macedonia (Plut. Arat. 1. c.). Dopo di lui s'eran succeduti più tiranni a Sicione ghermendosi a vicenda con la violenza il potere. Antigono non aveva nessuna ragione per preferire costoro ad Arato: anzi il succedersi di tiranni d'una stessa famiglia era. più conforme a' suoi desideri che le usurpazioni sediziose e sanguinose. E' naturale quindi che egli non fosse del tutto riluttante a sostenere Arato nel ricupero della patria autorità: come pure che egli esitasse a suscitare nuovi tumulti in una città in cui già molto s'era tumultuato.

E per questo e fors' anche perchè gli parevano pericolose o sospette le idee liberali d'Arato e le sue relazioni con Tolemeo Filadelfo e con altri uomini poco favorevoli alla Macedonia, finì col pascerlo di buone parole e legarsi effettivamente col nuovo tiranno Nicocle. Quando da

Corinto i suoi Macedoni videro la rocca di Sicione in fiamme, è naturale che pensassero a soccorerla, non sapendo del resto neppure se si trattasse di sedizione o di sorpresa nemica. Nondimeno forse Antigono alla sorpresa d'Arato avrebbe fatto buon viso se Arato non avesse richiamato tutti gli esuli e instaurato un governo libero. Ciò era contrario ai principî di governo del Gonata, che più d'ogni altro re di Macedonia aveva favorito nelle città greche il formarsi di tirannidi 1). Onde fu pienamente logico Antigono dimostrando al giovane Sicionio il suo malcontento, sebbene così lo sospingesse nelle braccia della lega achea. Che se Arato avesse iniziato la sua operosità d'uomo politico abbattendo un tiranno inviso ad Antigono e confederato col ribelle Alessandro, la forza delle cose voleva che egli in Antigono e non in avversari del re, quali erano gli Achei, trovasse il suo sostegno.

Tutto ciò mi sembra evidente: ma v'è di più. Emissari di Nicocle, che pur secondo il Beloch sarebbe stato in lega col ribelle Alessandro, passeggiavano liberamente per Argo (Arat. 4. 6), amica ed alleata d'Antigono: e Arato stesso, instaurata ch'ebbe a Sicione la libertà, ricevette da Tolemeo Filadelfo un primo sussidio in denaro. Ciò conferma che egli aveva agito in odio ad Antigono e che non era punto avverso ai nemici che il re dei Macedoni aveva nel Peloponneso: sarebbe stata infatti cosa insensata che il Filadelfo avesse sussidiato così i nemici de' suoi amici. E non appena i fuorusciti riammessi in Sicione da Arato cominciarono ad esigere la restituzione dei loro beni confiscati dai tiranni, Arato, non vedendo altra via di comporre il dissidio tra i possessori di fatto e i proprietarî di diritto, partì per l'Egitto nella fiducia d'ottenere da Tolemeo nuovi denari. Nel viaggio il comandante macedonico d'Andro 2) lo trattò come nemico: segno che la liberazione di Sicione era considerata da Antigono come un atto ostile. Ma al ritorno d'Arato, Antigono, che trovavasi in Corinto, cercò per un momento di guadagnarselo. Di questo tentativo Plutarco (Arat. 15) fa parola prima di dire della morte d'Alessandro. Il Sokolow (mem. cit. p. 129) osserva che migliaia (cioè decine) d'esempi mostrano che Plutarco si allontana sovente dall'ordine cronologico e che tra il 247, data approssimativa della morte di Alessandro, e il 243, data della presa di Corinto per opera di Arato, vi era tutto il tempo per Antigono di far quante dimostrazioni d'amicizia voleva ad Arato. L'osservazione sull'ordine seguito da Plutarco è giustissima: sebbene il Sokolow a torto sembri pensare che mi sia dimenticato di questo criterio io, che me n'ero valso nella stessa memoria in cui trattai d'Alessandro cercando di

1) Polyb. Η 41. 10: πλείστους γὰρ δὴ μονάρχους οὗτος ἐμφυτεῖσαι δοκεῖ τοῖς Ἕλλησι. 2) Come è noto il testo di Plut. Arat. 12 ha tis Adoias, che si è proposto di correggere in της Ανδρίας. Ma τῆς ̓Ανδρίας è veramente forma un po' strana, ed io leggerei tis "Ardoov. Suppongo che "Ardoov si sia trasformato in 'Ardoing per effetto del seguente nosuías, e che di qui abbia avuto origine la correzione 'Adoiaç.

determinare la data dell'esilio di Democare 1). Il tempo poi in realtà non era moltissimo, perchè Alessandro morì dopo la prima strategia d'Arato (245). Infatti l'aver questi guidato allora un esercito acheo in Beozia par presupporre che l'istmo non fosse in potere di Antigono. Già poi durante la seconda strategia (243) Arato liberò Corinto: in modo che per quanto Antigono possa aver affrettato le nozze dell'attempata vedova d'Alessandro con Demetrio, difficilmente può aver conservato più d'un anno l'Acrocorinto. Ma bisogna badare alle parole con cui stando a Plutarco quei tentativi erano accompagnati da Antigono: πρότερον γὰρ (ὁ Σικυώνιος οὗτος νεανίσκος) ἡμᾶς ὑπερεώρα ταῖς ἐλπίσιν ἔξω βλέπων καὶ τὸν Αἰγύπτιον ἐθαύμαζε πλοῦτον ἐλέφαντας καὶ στόλους καὶ αὐλὰς ἀκούων, νυνὶ δὲ ὑπὸ σκηνὴν ἑωρακὼς πάντα τὰ ἐκεῖ πράγματα τραγῳδίαν ὄντα καὶ σκηνογραφίαν ὅλος ἡμῖν προσκεχώρηκεν. Νon importa se Antigono abbia mai detto o no di queste frasi. Ma certo è che chi le riferì o le inventò collocava quelle prove fatte da Antigono per stringer buone relazioni con Arato poco dopo il ritorno di Arato dall'Egitto. Ora il viaggio in Egitto tenne dietro immediatamente alla liberazione di Sicione, perchè ebbe lo scopo di preparare un'intesa tra i Sicionii rimasti in patria e i fuorusciti allora richiamati. Inoltre dopo le vittorie di Tolemeo Evergete su Seleuco II quel modo di esprimersi sarebbe stato ridicolo: esso non può intendersi che negli ultimi anni di Tolemeo Filadelfo. Infine il presupposto di quel racconto è che atti ostili d'Arato contro Antigono (all'infuori della liberazione stessa di Sicione) non vi fossero ancora stati. Dopo la lega tra gli Achei ed Alessandro esso (e non monta la parte d'invenzione che possa esservi, perchè si tratta d'invenzioni di contemporanei) è pienamente assurdo.

Ma il Beloch osserva che la relazione sul viaggio d'Arato verso l'Egitto presso Plutarco (Arat. 12) presuppone già avvenuta la ribellione d'Alessandro. Infatti, spinto Arato dai venti ad Andro, che era presidiata da Antigono, il frurarco macedonico si accinse ad arrestarlo; ma i compagni salvarono lui, che era scampato tra i boschi dell'isola, dicendo che, giunto appena ad Andro, tosto era fuggito per mare in Eubea (evus ἀποδρὰς εἰς Εὔβοιαν ἐξέπλευσε): ciò vuol dire secondo il Beloch che l'Eubea era libera dalla dominazione d'Antigono e quindi era in mano del ribelle Alessandro. Ma in realtà i compagni d'Arato dissero ch'egli, lasciando la nave, era fuggito (in barchetta) nell'Eubea perchè appunto, fuori delle isole di Tenos e di Gyaros, in cui Arato non aveva certo ragione di recarsi, l'Eubea era la terra cui da Andro si poteva più facilmente tragittare con piccole barche; e fosse o no tutta allora in potere di Antigono (il che non sappiamo in alcun modo), si capisce che in una

1) Studi di Storia antica II 51. Plut. Demet. 24. Sulla questione avrò occasione di tornare. Basti per ora notare che mi sembrano poco convincenti gli argomenti addotti in contrario dal Ferguson Klio V p. 174 seg.

vasta regione ricca di monti e di boschi era assai più facile sfuggire ai satelliti del re che non in Andro.

Eliminate adunque queste induzioni che paiono infondate, rimane che quando Arato liberò Sicione, Antigono era padrone di Corinto. E può darsene per abbondanza ancora un'altra prova: che cioè Arato prima dell'alleanza degli Achei con Alessandro tentò per sorpresa d'impadronirsi di Corinto (Arat. 18). E' assurdo che mentre egli s'era inimicato con Antigono e dal Gonata s'aspettava ogni danno, attentasse stolidamente al maggiore avversario di lui in Grecia. Dunque il suo tentativo su Corinto è anteriore alla ribellione d'Alessandro.

Dal già detto non rimane che a trarre le conclusioni. E le aveva già tratte, e molto bene, il Droysen, solo che per lui questa invece d'essere la sola, era la seconda ribellione del figlio di Cratero. La ribellione di Sicione avvenne nel 251. Poi ebbe luogo il richiamo degli esuli, il viaggio d'Arato in Egitto, le dimostrazioni d'Antigono per guadagnarsi Arato, il primo tentativo d'Arato su Corinto. Dopo questi fatti ebbe luogo la ribellione d'Alessandro, che dunque non è certo anteriore al 248, e può anche essere d'un paio d'anni posteriore. E però non è certo, ma verisimile assai che si colleghi, come già congetturò il Droysen, con la guerra siriaca e coi felici successi di Tolemeo Evergete su Seleuco II nell'Asia e nell'Egeo. E' ben naturale infatti che questi avvenimenti si ripercotessero nella Grecia, dove i Tolemei avevano i loro amici ed alleati appunto tra gli avversari della Macedonia. Sicchè par probabile che mentre Tolemeo Evergete riportava in Asia le sue maggiori vittorie, la ribellione d'Alessandro, signore di Corinto ed Eubea, a cui s'erano stretti i Beoti e gli Achei, mettesse a dura prova la potenza del maggiore nemico che i Tolemei avessero in Europa, il vincitore di Cos, Antigono. E poichè appunto per esser l'istmo in potere d'Alessandro, gli Achei nel primo anno in cui fu stratego Arato furono in grado d'intervenire nella Grecia centrale a difesa dei Beoti, dobbiamo ritenere, d'accordo anche qui col Droysen, che la guerra di Beozia si colleghi con la ribellione d'Alessandro. Contro tanti nemici Antigono trovò un'alleata nella lega etolica: perchè è poco dubbio, ed anche qui aveva veduto giusto il Droysen, che come alleati d'Antigono gli Etoli penetrassero in Beozia sconfiggendo Abeocrito. Era infatti interesse vitale di Antigono e meritava qualsiasi sacrifizio isolare tra loro i due possedimenti d'Alessandro, Corinto e l'Eubea. E per terra egli vi provvide mediante l'alleanza con gli Etoli: coi quali verisimilmente per l'appunto in questa occasione fermò il patto di dividere per metà l'Acaia. Altri ha voluto trasportare questo patto a dopo la liberazione di Corinto: ma non par probabile ciò, se fin d'ora gli Etoli agiscono come alleati d'Antigono contro gli alleati degli Achei: tanto più che dopo l'esito infelice di questa guerra e dopo la liberazione di Corinto era un patto nel cui adempimento nessuno poteva contare con qualche fondata speranza.

Per mare Antigono non riuscì punto a conseguire il suo intento. Alessandro rimase infatti in libera comunicazione coll'Eubea e costrinse anzi alla pace le due alleate d'Antigono. Argo ed Atene. Questa pace, che vincolava rispetto ad Argo e ad Atene anche gli alleati di Alessandro, gli Achei, par fosse la stessa che durava ancora quando Arato alla morte di Aristomaco tentò di sorprendere Argo, e non solo non riuscì nell'intento, ma si ebbe per la sua violazione della pace una condanna da un tribunale arbitrale (Plut. Arat. 25). Per spiegare come la guerra avesse questo andamento dovremmo presupporre, quand'anche non avessimo notizie in proposito, che l'armata di Antigono fosse stata ridotta all'impotenza dalla tolemaica. Ma sapendo che il Gonata fu realmente battuto dall'ammiraglio tolemaico Sofrone in uno degli anni compresi tra il 246 e il 239. non saprebbesi collocare meglio che in questa occasione tal rotta, come già aveva visto il Droysen. E s'intende assai bene perchè ad Andro fosse andato Sofrone a cercar l'armata d'Antigono: il suo possedimento d'Andro offriva infatti ad Antigono una base molto opportuna per la guerra marittima con Alessandro e soprattutto per tagliarlo fuori da' suoi dominii d'Eubea. Mentre così per mare Antigono aveva la peggio, per terra poco aveva da rallegrarsi del felice successo degli Etoli, perchè gli Etoli ne profittarono per accrescere la loro potenza riducendo la Beozia in condizione d'alleata dipendente, il che non era davvero conforme agli interessi della Macedonia. E quanto al trattato per la spartizione dell' Acaia, esso non ebbe neppure un principio d'esecuzione. La morte d'Alessandro pose fine alla guerra, che par non sia durata più di tre anni. Le vicende di essa spiegano la gioia pazza cui ci vien detto si abbandonasse Antigono pel ricupero di Corinto. Ma questo ricupero fu troppo presto seguito dalla liberazione per opera d'Arato perchè la Macedonia potesse giovarsene per riacquistare l'antica autorità nel Peloponneso 1).

1) Un quadro di questi avvenimenti tentai di delineare anni sono nelle mie Questioni politiche e riforme sociali, Saggio su trent'anni di storia greca (258-228) in Riv. internaz. di scienze sociali fasc. XIII-XIV (Roma 1894). Mentre ho cercato di precisare e dimostrar meglio i concetti ivi espressi, rimango ad essi sostanzialmente fedele.

Torino.

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