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Ad impedire le contraffazioni, e salvare i dritti della proprietà letteraria, tutte le copie avranno la seguente firma autografa

dell' Autore:

A' CULTORI DELLE DISCIPLINE ARCHEOLOGICHE.

QUANTUNQUE, per la costituzione dello spirito mio, fossi tratto da' più freschi miei anni a coltivare lo studio delle scienze é delle lingue, preferendo la solitudine e l'amicizia co' libri (a) al voluttuoso strepito del mondo; pure non ebbi mai maggior pas-. sione e spinta alle lettere, di quanta in me sentii nascerne allorchè, decisomi per la professione che esercito, appresi dal Principe degli Architetti, Vitruvio, uno de' necessart requisiti a costituire il vero Architetto, essere il dover nell' animo possedere la εyxvxλoraideix delle scienze (b). Ed a questo riguardo, io son debitore della mia chiara esistenza alle cure de' miei amatissimi genitori, i quali mi consigliarono ad apprendere un'Arte che, per l'antichità della sua origine, e per la nobiltà ed ampiezza delle cognizioni ch' esige, è immensamente superiore alle altre tutte.

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(a) Hi sunt magistri, qui nos instruunt sine virgis et ferula, sine verbis et colhera, sine pennis et pecunia. Si accedis, non dormiunt; si inquirens interrogas, non se abscondunt; non remurmurant, si abhorres; cachinnos nesciunt, si ignoras. Riccardo di Buri, in Philobiblico.

(b) Praef. lib. VI.

Nè perchè, secondando una certa trista mia vena, avessi nel primo stadio di mia vita dato in luce diverse produzioni romantiche, le quali non mi lasciavano defraudato di cortese accogli mento in coloro che mi leggevano; fu che io mi ritraessi dalla principale mia vocazione; anzi, giovandomi la buona riuscita di que' primi lavori, che non erano del tutto privi di qualche utile, io ebbi incitamento a miglior opera, e sprone a studî di più alto rilievo. Quindi, nel 1842, pubblicai le Antichità patrie che io innestai nella Storia del regno di Amalasunta: e quest'opera mi fruttò lusinghieri elogi di più Giornali. Ho, nel 1847, dato alle stampe la Storia di Napoli; d il vedermi ora nel bisogno d'imprenderne la terza edizione, è ciò che rende pago e soddisfatto il nobile scopo del mio cuore.

Le sventure, che sopraggiunsero ad amareggiare i giorni miei, dopo la funesta perdita del padre, e'l grave peso della famiglia sempre crescente, non ebbero forza a strapparmi da' miei studí, cui dedico tutti quelli istanti, che posso ritagliare dalle vorticose occupazioni del secolo: poichè a me non è dato di godermi l'invidiala quiete di cenobita, o una fortuna, se non agiata, esente almeno da timori e dalle angosce dell'incerto avvenire. Così volsi la mente ad apprendere le severe discipline archeologiche; nelle quali materie, assai conformi all' indole mia, ch'è più proclive a far conoscenza cogli estinti che co'contemporanei, esercitandomi io, ed occupandovi per qualche tempo non poche ore del giorno, vengo ora, a conforto degli amici, a dar fuori, in una Serie di Memorie, quelle notizie e quelle poche osservazioni, che intorno ad alcuni Costumi e Monumenti antichi ho potuto raccogliere ed ordinare.

Entro dunque in questo primo scritto a trattare de' RITI FUNEBRI DEGLI EGIZı, della cui alta sapienza e pietà parlano a noi i maravigliosi Monumenti da loro eretti; i quali, nè per volgere di secoli, nè per politiche vicende, han perduto quel carattere, che l' Archeologo sa investigarvi, onde assicurare alla Storia la loro origine, e l'uso loro. E di ciò bene avventurosi debbono dirsi que' Popoli, i quali han potuto tramandare a' posteri,

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per tale via, le loro antiche memorie, ed aver vita non peritura! La qual gloria contrasta a noi, che siamo avanzi di non men chiara nazione, la trista indole di coloro i quali, avidi più di vil guadagno, che amatori delle patrie antichità, distruggono e di sperdono le venerandi tracce della nostra primitiva coltura, che si feconde sono queste terre; o le rapiscono alle ricerche nostre, facendone vergognosa permuta collo straniero.-Nelle Memorie che seguiranno, si avrà occasione di conoscere, per via di paragoni, l'indole delle fabbriche orientali e quella delle opere greche e romane; il carattere che dèe distinguere un Tempio gentilesco da una Chiesa cristiana; e principalmente i simboli e le allegorie che convengono alle differenti specie di edifici.

Servano intanto i cennati nuovi lavori come di Prodromo alle mie opere di Architettura che ho preparate; ed alle quali non manca che un'ultima rivista, per potermi risolvere a pubblicarle. Nè è stato forse senza ragione che io abbia voluto, con argomenti di fiorita letteratura, guadagnare a favor mio i sensi di coloro che mi leggono, pria di offrir loro una materia che, e per l'obbligata locuzione, e per le voci proprie dell' Arte, riesce a' più scabra, oscura, e nojosa. Ma un più forte motivo ho avuto ancora a non aver occupato prima la penna sopra temi concernenti la mia professione; poichè ho cercato, coll' esperienza e coll'eser— cizio nelle varie fabbriche da me dirette e dentro e fuori Napoli, provare se a' precetti ed alle regole che intorno a quest' Arte antichissima ho ne' dotti libri apprese, qualche mia osservazione avessi potuto io aggiungere. Ed ho speranza che non mi vi sia invano adoprato.

È però alle dette mie veglie che io raccomando la buona fama del mio nome, conoscendo di non possedere le relazioni e gli altri mezzi, di che si serve l'ignoranza e la scaltrezza per salire in alto, e far fortuna nel mondo. E piacesse al cielo che il merito o di una statura vantaggiosa o di un vago aspetto potesse al presente giovare, come un tempo a Dinocrate, Architetto macedone, cui valsero a fargli trovar grazia presso Alessandro, fino a venirgliene commessa la edificazione di Alessandria! giacchè

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