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insegne dei due corpi militari che si veggono nelle Colonne Traiana ed Aureliana, dalle sculture sul frontone dell' attico dell'Arco di Costantino, e da parecchi testi di scrittori latini di varie epoche. Tra i quali Vegezio, nel libro II, parlando degl'imaginarii che portavano nelle legioni i busti degl'imperatori, nota che tuttavia l'aquila rimaneva sempre praecipuum signum legionis, e che quando si schierava la legione in ordine di battaglia, dietro l'aquila prendevano posto gl'imaginarii (1). Quindi qui abbiamo un particolare storico, altronde ignoto, dell'ingresso trionfale di Costantino in Roma dopo la battaglia ad Saxa Rubra. E ci possiamo immaginare l'ingresso trionfale del vincitore in questa forma: Precedevano i portatori dei busti imperiali in oro; quindi erano portate in trionfo le aquile massenziane tolte alle coorti pretoriane, i busti e le insegne essendo portati da sottoufficiali delle legioni: tal grado significando i ricami sul cuoio della corazza, che mancano agli altri soldati costantiniani dei piedistalli, ma non mancano agl' imaginiferi ed ai porta-insegne. Quindi venivano le masse della fanteria e della cavalleria e il Senato Romano, che precedeva il carro trionfale di Costantino e l'orribile trofeo della testa di Massenzio, molti senatori portando ancora, come dice Prudenzio, il duolo per la dura prigionia sofferta.

Da ciò deriva anche la conseguenza che, artisticamente, siffatta composizione non manca d'originalità, nè si dimostra una servile imitazione dei piedistalli degli archi trionfali anteriori a noi noti; nello stesso modo che non mancano i particolari storici, per esempio, nella famosa scultura dell'arco di Tito, che rappresenta il corteo trionfale cogli oggetti più preziosi tolti ai Giudei nella conquista e col candelabro a sette bracci del tempio di Gerusalemme.

Sul frontone dell' attico dell'Arco di Costantino si veggono molte insegne militari, alcune delle quali meritano speciale illustrazione. Di esse in breve notò il ch. Prof. Petersen nel Bul

(1) Anche la mancanza della spoglia d'orso sul capo dei vessilliferi cotantiniani e delle solite decorazioni delle insegne mostrano che le insegne non sono portate da due aquiliferi.

lettino dell'Istituto Archeologico Germanico, anno 1890, che differi scono specialmente da quelle di Traiano per i due mezzi emisferi

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nella parte inferiore, ai quali corrispondono nelle insegne della Colonna Traiana due dischi a guisa di cono tronco.

La scultura quarta dell'attico, sulla fronte Sud dell'arco, ritrae il solenne sacrifizio dei suovitaurilia. L'augusto, togato, presiede

alla solenne cerimonia in un campo militare, libando sulle fiamme che s'elevano dal tripode. Dietro l'Augusto vedesi un aquilifero, con spoglia d'orso sul capo, come leggesi in Vegezio: « Omnes antesignani vel signiferi, quamvis pedites, loricas minores accipiebant et galeas, ad terrorem hostium, ursinis pellibus indutas ». Un tibicen suona la tibia a doppia canna, e il camillo coronato tiene in mano l'acerra o scatola dell' incenso. La scultura rappresenta, sembrami, il sagrifizio finale che dovè aver luogo l'anno 174 dopo finita la campagna vittoriosa contro i Quadi e i Marcomanni, e poco prima del ritorno dell'Augusto in Roma, come già esposi nel Bullettino della Commissione Archeologica Comunale del 1900. Nella sinistra del quadro due insegne militari sono di foggia singolare. La prima presenta uno stendardo di cavalleria, decorato nell'orlo superiore da tre phalerae. Sovrasta ad un busto imperiale di donna: perchè ha alta capigliatura, volto imberbe, ed è privo della corona, che cinge ordinariamente i busti militari dei Cesari e degl'Imperatori. Dopo il busto, si vede una corona murale, e triplice panneggio, mentre l'aquila legionaria della stessa scultura non ha che un semplice panneggiamento. È verosimile che si abbia qui la rappresentanza, molta rara, del vessillo d'una torma degli Equites Singulares Imperatoris, i quali fin dai tempi d'Adriano surrogarono i Germani corporis custodes, che prima erano addetti alla guardia personale dell'Imperatore. L'imperatrice raffigurata nel medaglione sarebbe Faustina Giuniore, morta nel 175 ad Halala, alle radici del Monte Tauro, mentre Marco Aurelio marciava contro le legioni sollevatesi della Siria (1). Due iscrizioni inserite nel Corpus Inscriptionum Latinarum (v1, 225 e 226) fanno menzione di un vexillarius e di un signifer degli Equites Singulares. La prima iscrizione, in un'ara di marmo greco, fu trovata l'anno 1733 presso la Basilica Lateranense, ed è dedicata al genio d'una turma, o squadriglia, degli Equites Singulares per il felice ritorno dalla guerra partica di Settimio Severo e di Caracalla. Porta la data dell'anno 200;

(1) DIONE CASSIO, c. 71.

e v'è menzione di Elio Crescente signifer. La seconda iscrizione, trovata insieme alla prima l'anno suddetto, è dell'anno 202, ha lo stesso oggetto, ed è posta sopra un cippo marmoreo, essendo dedicata al genio del numero, o reggimento, degli Equites Singulares. Vi si fa menzione di Giulio Secondo vexillarius.

L'altra insegna fa vedere un'aquila che posa sul fulmine sacro a Giove. L'oggetto sospeso al becco del volatile somiglia ad un' urna cineraria scoverchiata. E sull'aquila si scorge l'avanzo d'una figura, vestita di tunica, che verosimilmente allude all'apoteosi d'un imperatore recentemente defunto: come l'apoteosi di Tito nell'arco famoso sulla Sacra Via, è raffigurata, nella volta dell'arco trionfale, dall'Augusto, in veste militare, che è portato in cielo da un' aquila. La scena della scultura rappresentando verosimilmente la fine della campagna contro i Quadi e i Marcomanni; si avrebbe qui opportunamente l'apoteosi di Lucio Vero, duce dell'esercito romano nella guerra suddetta, e morto l'anno 169, per la peste, che allora infuriava, ad Altino.

Nella scultura ottava dell'attico v'è una insegna notevolissima della guardia pretoriana. La composizione si riferisce alla sottomissione d'un principe nemico a Marco Aurelio. E la scultura appartenendo dapprima, probabilmente, ad un arco trionfale erettogli per le vittorie sui Quadi e i Marcomanni; il quadro ricorderà o la pacificazione dell'Asia l'anno 175 dopo domata la. rivolta militare di Avidio Cassio, o l'assoggettamento dei Sarmati alla fine della guerra sul Danubio. Mi fa propendere per la prima interpretazione il vedere una spoglia di tigre sul capo d'un signifero senza lorica, nel second'ordine della prospettiva, essendo la tigre facile a cacciarsi nei deserti della Siria; e ancora il vedere un libro nelle mani dell'Augusto, che siede sul suggesto, circondato da una folla di soldati. È molto rara nelle sculture degli archi trionfali la rappresentanza dell'imperatore con un libro nelle mani; e per contrario conviene molto bene ad una scena, che ricordi un atto di clemenza verso un capo ribelle. È noto che Marco Aurelio soleva, negli ultimi anni della sua vita al campo, trascorrere le ore d'ozio nel com

porre il filosofico libro dei suoi Pensieri, Eis autóv, pieno di belle sentenze sulla morale civile ed umana, derivate dalla filosofia stoica.

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Comunque sia, l'interpretazione delle insegne militari nel fondo della scena è indipendente, dal lato tecnico, dalla spiegazione storica del quadro.

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