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la moglie, acciò ella intendesse il caso del marito. Costei, pensando quello, che era, rispose più tosto morire, che andare nelle mani del Tiranno, e dissimulando questo suo ani | mo, chiese a quelli tempo di vestirsi, e acconciarsi, ed entrando in camera, pigliò subito il veleno. Vedendo i Satelliti, che ella troppo tardava, entrarono in detta camera, e la trovarono quasi morta, ed in questo modo restarono confusi, e si partirono. Ella fu poi aiutata con rimedi da' suoi, e si risanò per volontà di Dio.

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FdV., cap. XXXVI

[ediz. Bologna 1774, pp. 67b - 68a; cfr. B, pp. 140, 24-142, 3: esempio del figliuolo di Teodosio, al quale piacquero più di ogni altra cosa le femmine]

Cleobea, da alcuni detta Filachime, moglie di Fabio Nelida Principe de' Milesij, s'innamorò talmente d'Anteo di Alicarnasso, giovine bellissimo, dato al marito per ostaggio, che cercò con ogni piacevolezza, e modo indurlo al disonesto, e lussurioso suo volere, ne mai puote muovere il buon animo di quel onesto giovine a questo suo sfrenato desiderio, nel resto poi gli era obidientissimo, | ella vedendo essere sprezzata, e non ottenere il suo desio, convertendo l'amore in odio, deliberò farlo morire, e così con tale perverso animo un giorno gettò nel pozzo una pernice, ovvero come alcuni dicono un vaso d'argento, fingendo che caduto gli fosse, e pregò Anteo che andasse a cavarlo fuori; egli non pensando più oltre per far cosa grata alla donna, entrò nel pozzo, ed ella subito li gettò sopra il capo un grandissimo sasso, e l'uccise; di poi pentitasi di tal caso s' appiccò da sè stessa.

INDICE

Pagg. 247-447

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Ricerche sul Fiore di Virtù

PARTE PRIMA, § 1: L'autore del Fior di Virtu: la redazione originaria semidialettale e la redazione derivata toscana

§ 2: Parti aggiunte,' non originarie, del Fior di Virtu: opere e scrittori citati, e di alcune presumibili fonti del Fiore.

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§ 3: Fortuna e influenze del Fior di Virtù usato da A. Pucci, da F. Sacchetti e da Leonardo da Vinci. Traduzioni e imitazioni: il Trattato delle volgari sentenze del Bambaglioli e il Ristorato di R. Canigiani. PARTE SECONDA: Riscontri.

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I. Il Fior di Virtù. Saggio del cod. estense VII, B, 8.

II. Exempla aggiunti e suppliti ad altri del Fior di Virtù nell'edizione di Bologna, 1774

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UN MAESTRO DI FONETICA ITALIANA

NEL CINQUECENTO

(LETTERA AD E. MONACI)

Mio buon amico,

Rammento il primo uscire alla luce della Fisiologia dei suoni di Ernesto Brücke e quante porte chiudeva a noi giovanetti curiosi, e altre ne apriva. Nel 1856, quell' operoso intelletto non si contentava d'indagare le ragioni dei fatti e descriverle, ma si compiaceva assai a lasciarne l'onore primo ai più vecchi, ai quali volava innanzi senza volersene quasi avvedere: lodava Pietro Ponce, bravo frate spagnolo del cinquecento, guida amica dei sordomuti, lodava il libro di un suo paesano del settecento, Lupo Kempelen, sodo fondamento di studi nuovi, uno dei pochi libri di fisiologia che l'ingegnoso fisiologo confessasse di aver mai veduto. Da allora i progressi furono molti: più acuti divennero gli occhi e gli orecchi; messe in luce le difficoltà, e vinte o scemate; cresciuta la esperienza, diffondendosi la ricerca da nazione a nazione; alcune formole, ignote ai più, così agli studiosi della natura come agli eruditi dei fatti umani, tramutate in abbiccì che è di tutti.

Ma lascio il Mechanismus del Kempelen, che, come sai, è del 1791, senza notare che, un vent'anni dopo, quelle dottrine passavano in Italia. Adesso i libri hanno le ali, ma ai primi del secolo movevano col piombo indosso e di Germania non arrivavano che rari, lenti, o forse dopo

Studi di Alologia romansa, VI.

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