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VARIETÀ

SEI LETTERE INEDITE DI CARLO ROSMINI.

Gli autografi di queste lettere si conservano nella Biblioteca Comunale di Verona, e fanno parte dello scarso carteggio, che ci è pervenuto, della nobil donna Silvia Curtoni Verza. Intorno a questa letterata veronese, celebre a' suoi tempi, perchè la sua casa era il ritrovo di quanti uomini colti erano o capitavano a Verona, scrisse largamente Bennassù Montanari (Verona, Ramanzini, 1836). Troppo noto è pure il roveretano Carlo Rosmini, perchè vi sia bisogno di molte parole per ricordarlo ai lettori.

Le lettere, che qui si pubblicano, ci danno notizie dei lavori del Rosmini, contengono curiosi giudizi sull'indirizzo letterario dell'epoca, e ci rivelano il carattere mite e modesto dello scrittore. Per ciò crediamo che gli studiosi della letteratura dell'ultimo scorcio del secolo passato e de' primi anni del nostro le accoglieranno con animo benevolo.

GIUSEPPE BIadego.

I.

Gentiliss.ma Sig.ra Contessa,

Approfitto di quest'occasione, non per inviarle cosa degna di Lei, ma per darle un attestato della mia stima, e per ricordarle con quest'opuscoletto 1) che consegnato le sarà dal B." d'Eccan, la mia persona. Io ho pellegrinato per tutto quest'anno nella bellissima Italia, e in vari luoghi ho trovato il suo nome in bocca di persone coltissime, e degne di lei. Ora son confinato fra

1) Sarà con tutta probabilità l'opuscolo: Ragionamento di CARLO ROSMINI cavaliere del S. R. I. Accademico Fiorentino per servire d'introduzione all'opera da lui meditata degli scrittori Trentini e Roveretani, con un saggio della medesima. In Pavia, 1792, per Giuseppe Bolzani, impressore della R. Città e R. I. Università.

questi patrii miei monti inamabili, ove non trovo altro compenso ed altra consolazione che fra' miei libri, i quali però non compensano e non consolano sempre.

Ella, Signora Contessa, abbia per iscusato il mio ardire, mi onori della sua grazia e de' suoi comandi, e mi creda pieno d'ossequio

Rovereto, 22 agosto 1792

Dmo Obblmo servitore

CARLO ROSMINI.

(Fuori) Alla Nobil Signora La Sig.ra Contessa Silvia Curtoni-Guastaverza.

Verona.

Gentiliss.ma Sig.ra Contessa

II.

Il suo aggradimento, Gentiliss.ma Sig.ra Contessa, pel tenue dono della mia Vita di Seneca 1), fa grande elogio al suo cuore, il quale più valuta la buona volontà di chi offre, che l'offerta per sè medesima. D'altra parte le lodi di che Ella m'onora, comechè tutte non mi s'appartengano, io le ricevo come il miglior premio che sperar mi potessi della fatica da me sostenuta in tesser quel libro, qualunque egli sia; e però si dell'un che dell'altre io ne la ringrazio, e ne le prometto eterna riconoscenza.

L'Elegia del Sig.' Cav. Pindemonte ch'egli si compiacque inviarmi son già più mesi è una delle più belle cose ch'io mi leggessi di questi tempi, e di questo genere. Lo stile patetico ed elegiaco è il proprio di lui, ed egli può essere quando il voglia il nostro Tibullo. Gl'italici ingegni non levaron mai grido in tal genere, perchè soverchiamente idoleggiano, e più che il cuore consultano l'ingegno scrivendo, e ad imitazione di Properzio e d'Ovidio con mitologici fantasmi vi disseccano in sullo spuntare le lagrime. A me non è avvenuto per altro giammai di leggere le campestri poesie del marchese Ippolito senza sciogliermi in pianto, e debbo dire lo stesso di questa sua eccellente Elegia, cui s'egli vorrà stampare, com'io non mancherò di pregarnelo, farà paghi i voti di tutti. Ella pure lo sproni a ciò, che, com'è di ragione, ci potrà riuscir meglio ch'io non farei. M'onori de' suoi comandi, e mi creda con pieno ossequio

Rovereto, 30 giugno 1795

Dmo Obblmo Servitore
CARLO ROSMINI.

Verona.

(Fuori) Alla Nobil Donna La Sig.ra Contessa Silvia Curtoni Verza.

1) Della vita di Lucio Anneo Seneca, libri quattro di CARLO DE' ROSMINI, cav. del S. R. I., Accademico Fiorentino. Rovereto, per Luigi Marchesani imp. reg. stamp., MDCCXCV.

III.

Pregiatiss.ma Amica

Milano, 12 luglio 1809.

Solamente ier l'altro ricevetti la gentilissima vostra dei 20 Giugno, accompagnata dal prezioso dono de' vostri veramente aurei Consigli 1). Non potete credere con quanto piacere, e, ciò che più importa, con quanta commozione io gli abbia letti. Vi dirò solamente che non potei leggere le sei ultime stanze senza singhiozzi e senza lagrime. Tutto a mio parere è eccellente, e scritto con invidiabile spontaneità; chiarezza, e nitidezza rara di stile. Felici que' giovanetti che faran conserva in lor mente de' vostri consigli, e gli porranno in pratica! In poche pagine hanno un metodo di condursi in vita, ond'essere cari a Dio, stimati dagli uomini, onde vivere lietamente, e morir senza rimorsi. Questo componimento vi farà grande onor ne son certo, e mostra ad un tempo e il vostro valore in poesia, e la vostra probità e religione. Ho consegnata la sua copia al marchese Trivulzio, egregio giudice in materia poetica. Egli n' è rimasto contentissimo, e v'ha ricolmata d'elogi, imponendomi di ringraziarvi molto e del dono, e della memoria che conservate di lui. Ho subito fatto recapitare alla marchesa Castiglioni il suo involto.

Per dirvi alcuna cosa di me, io godo la Dio mercè d'una sanità prosperissima, il che attribuisco al metodo mio regolato di vivere, e al giornaliero esercizio di due ore in che tengo il mio corpo. Ier l'altro solamente ho terminato di raccogliere i materiali per la storia del Maresciallo Trivulzio. Le cose inedite da me trovate sono infinite. Ora sto formando una Tavola Cronologica ideata da me onde aiutare la mia quasi nessuna memoria. È fatica improba e cruda, ma pur necessaria. L'Opera non mai fatta da alcuno è di lunga mano, e forse non dalle mie spalle. Ma il dado è gittato, e qualche cosa n'uscirà, quand’anche non dovesse essere che un orciuolo. Ma io non iscrivo per gloria, ch'io n'aspetti, che sarebbe sciocchezza, ma per occuparmi, e dirò anche per istordirmi su' mali che affliggono la nostra misera Italia, e che forse sovrastano anche maggiori.

All'incomparabile Cavalier Pindemonte mille e mille cose a mio nome. Ora che so ch'egli è veramente a Verona, mi riserbo a scrivergli con altro spaccio. Voi conservatemi la vostra amicizia, valetevi dell'opera mia ovunque possa, e credetemi sempre il vostro

Obbmo serv. ed affmo amico vero
CARLO ROSMINI.

(Fuori) Alla Nobil Donna La Signora Contessa Silvia Curtoni Verza.

Verona.

1) CURTONI Verza Guastaverza SILVIA, Consigli al suo nipote Orazio Verza (versi). Verona, 1809, Gambaretti e Comp., 27 pagg. in-12.

Archivio storico per Trieste, l'Istria e il Trentino

IV.

A. C.

Milano, 22 luglio 1809.

Coll'ultima mia già vi scrissi l'aggradimento del marchese Trivulzio per il gentil dono degli aurei vostri Consigli al Nipote. Or vi dirò ch'egli m'ha consegnato per voi un esemplare dei Sermoni del Canonico Zanoia ultimamente stampati e a lui dedicati. Troverete nello stile di questo poeta un non so che di rugginoso e di scabro tal fiata, ma però maschi pensieri, e tutte le disposizioni per riuscire eccellente poeta satirico. Sopra tutto nulla di quel lezioso, smaccato, o pur gonfio, orientale, energumeno, ch'è il carattere in genere delle moderne poesie. Quanto danno han recato al buon gusto e recano tuttavia i Cesarotti, i Barbieri, e i Monti! Ma basti di questo. Non presentandomisi niuna occasione pronta e sicura, ho consegnato a Marogna il libretto acciocchè ve lo faccia pervenire si tosto che qualche opportunità gli si presenti.

Non vi parlo delle nuove politiche: esse vi saranno già note dai pubblici fogli. Dopo l'ultimo bollettino ho fatto un patto a me medesimo di non più legger gazzette, nè più parlare, o ascoltar ragionar di cose politiche. Tutto immerso ne' miei studi geniali, voglio stordirmi in essi, e considerargli qual tavola che mi preservi dall'universale naufragio. Conservatevi sana e credetemi tutto il vostro

Affmo amico vero
C. ROSMINI.

Mille cose al Cav. Pindemonte.

(Fuori) Alla Nobil Donna La Signora Contessa Silvia Curtoni Verza. — Verona.

Amabiliss.ma Amica

V.

Non è gran virtù in voi, perdonatemi mia carissima amica, il modo ingenuo e sincero con cui ricercate il giudizio de' vostri amici, perciocchè la vostra coscienza poetica vi dèe assicurare che questo non vi può essere che favorevole. E come potrebbe essere altramente quello che voi dimandate intorno alle tre vostre eccellenti Elegie ) che tutte sono d'oro in oro, e d'una si evidente bellezza che incanta e innamora? Oso dir che voi in esse avete superata voi stessa. Deh, cara amica, coltivate, vi prego, questo genere che è veramente tutto vostro, e in cui pare a me che niuno de' nostri poeti italiani vi avanzi. Che stile eloquente ad un tempo e spontaneo e quanta beata vena patetica, ch'è il miglior pregio secondo me di simili composizioni! Ma è di pochissimi assolutamente lo scriver così, e voi sapete qual terribile scoglio sia

1) CURTONI VERZA SILVIA, Terze rime. Verona, tip. Mainardi, 1812, pagg. 14, in-8.

stato sempre per i poeti italiani lo stile elegiaco. Non è già tale per voi, e un libretto di 24 0 30 elegie così belle come son queste tre, sarebbe trionfatore de' secoli. Io non vi dico che quel che penso: ma perchè il parere di persona assai di me più intelligente vi potrebbe riuscir più gradito, eccovi quel di Trivulzio che qui vi inchiudo: simile al suo è quello d'altri culti amici che lessero con vero entusiasmo i vostri bellissimi versi, e tale sarà quello di tutti coloro che al caso son di gustargli.

Per dirvi alcune cose di me, io sono tutto immerso in questa benedetta storia Trivulziana, la quale è un vero eculeo per me. Sono a quest'ora 78 i volumi in foglio di documenti inediti copiati dall'archivio generale del Regno, e non abbiamo ancora terminato, e 12 que' tratti dalla Biblioteca Imperial di Parigi, e ne aspetto più altri. L'impresa è tale che non era forse da me, e temo pur troppo non s'abbia ad esclamare, quando l'opera verrà in luce << Partorirono i monti e nacque un topo». Se nel termine di due anni potrò aver terminato mi chiamerò ben felice, ma questo è un mare nel quale quanto più inoltro, più mi par d'esser lontano dal porto.

Del resto, grazie alla misericordia di Dio, sono sanissimo, e non sento punto il peso degli anni che avanzano, e meno vita dolce e tranquilla. I miei studi e la compagnia di pochi ma veri amici, formano le mie delizie. Senza ambizione, senza desiderî, sempre più contento sono della nativa mia oscurità, e veggo ridendo senza mai parteciparne, le altrui lotte e i deliri. Eccovi renduto conto di me. Voi pure piena di quella sana filosofia che traspira da' vostri bellissimi versi, e piena di religione solida e vera qual so che siete (senza religione non vi può essere felicità in questa vita), menerete giorni dolci e tranquilli. Io ve gli auguro per lunga serie di anni, e sempre in compagnia delle muse che tanto vi son favorevoli, e cui sareste ben ingrata se non corrispondeste. Addio, mia dolcissima amica, datemi qualche volta le vostre care nuove, e accompagnatele con cose sì belle quali son quelle che m'inviaste testè. Io vi sono e vi sarò in fin ch'io abbia vita

Milano, 11 aprile 1812.

Affmo amico vero CARLO ROSMINI.

(Fuori) Alla Nobil Donna La Signora Contessa Donna Silvia Curtoni Verza.

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Il prezioso dono dell'auree vostre Terze Rime 1), accompagnato da un gentilissimo foglio in data dei 6 del passato Novembre, ma da me ricevuto solamente ai 3 del presente, mi recò doppia soddisfazione': e per l'eccellenza delle

1) CURTONI VERZA SILVIA, Terze rime. Verona, Soc. tipogr., 1822, pagg. 4-XLIV, in-8.

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