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tandoli con quelli simili di altre regioni: egli ne trae la conclusione che la popolazione istriana era celtica al tempo della conquista romana. Ma le omonimie e le analogie di nomi di persona, ch'egli raccolse con tanta cura, non sempre ci sembra possano dare il diritto di tirarne delle deduzioni etnografiche; e, poco propensi a dare un valore assoluto alle statistiche moderne, non saremmo disposti che a darne uno assai relativo a quelle ch'egli presenta alle pp. 168-169. Così le analogie toponomastiche in regioni assai distanti fra loro non devono lasciarci correre ad affermazioni troppo recise: sarebbe però certamente desiderabile che, seguendo l'esempio del B., altri si accingesse a studiare la toponomastica istriana, ma risalendo dai nomi presenti agli antichi mercè di un paziente esame dei documenti medievali, e istituendo confronti soltanto con le regioni finitime.

Nel cap. IV (pp. 197-206), riassumendo in gran parte ciò che avea detto nei capitoli antecedenti, il B. raccoglie quel poco che si sa, e ciò che egli è inclinato a supporre, della storia dell'Istria prima della conquista romana; e nel cap. VI (pp. 234-263), basandosi specialmente sulle scoperte paletnologiche, esamina quale fosse la coltura degli antichi istriani.

Tutti questi studi etnografici del B. hanno, non v'ha dubbio, un grande valore, perchè distruggono finalmente non pochi errori tradizionali; ma l'opera sua non può tuttavia considerarsi definitiva. Egli dà sempre un'importanza stragrande alle asserzioni dei classici, e troppa ne dà pure agli scrittori recenti, anche di poco o nessun valore, che lo precedettero nello studio del suo argomento. Ora «costruire un sistema etnografico - scrisse recentemente e con assai ragione il Malfatti - sui passi dei classici pieni di confusioni e di contraddizioni fra di loro, o sulle ipotesi di storici imperfettamente istrutti, è fabbricare sulla rena. S'arriverà mai a trovare il capo nella matassa aggrovigliata dell'etnografia alpina? C'è da dubitarne. Ad ogni modo, se mai vi arriveremo, sarà con l'aiuto delle nuove scoperte paleoetnologiche, e con la scorta degli studi linguistici». Ma in questi ultimi, aggiungeremo, bisognerà procedere con più di cautela che non abbia usato il B. Quanto alle scoperte paleoetnologiche istriane, è giusto notare che egli ebbe la disgrazia di pubblicare il suo libro prima che le principali, quelle importantissime di Vermo e dei Pizzughi, venissero a gettar tanta luce sulla storia primitiva della provincia.

Più sicuro procede il B. negli altri capitoli del suo libro: nel V (pp. 207233), dove narra le vicende della conquista romana, che recò all'Istria la civiltà e la prosperità, e giovò a unirla più strettamente alle altre regioni italiane; nel VII (pp. 264-293), in cui espone la storia dell'Istria durante la Repubblica; nell' VIII (pp. 294–339), dove studia le condizioni interne della provincia in quel periodo. Il volume si chiude con un'Appendice (pp. 340-350) su I nomi geografici dell'Istria negli antichi scrittori.

A. ZENATTI.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

Per le fauste nozze Pernici-Barcelli. Riva, tip. Frassine Bertacco, 1884. 4, pp. 40.

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Già altra volta abbiamo accennato in questo periodico (II, p. 244) alla importanza dell'Archivio municipale di Riva, e alla necessità di riordinarlo; ora udiamo con piacere unirsi alla nostra la voce autorevole d'uno dei più assidui e amorosi cultori di memorie trentine, il signor G. B. DI SARDAGNA. Il quale, traendo occasione dai documenti ch'egli pubblica in questo opuscolo nuziale, dà conto di una scorsa fatta per quella raccolta, che è giunta a noi fortunatamente così integra da potersi annoverare fra le migliori del Trentino, e tale da stare a paro con quelle di qualunque altra piccola città. L'antica Comunità Rivana nei secoli scorsi ebbe sempre cura de' suoi privilegi e delle sue carte, e più d'una volta le fece ordinare e ne volle compilati gl'indici: i cenni dati dal Sardagna, che lasciano intravedere tutto un campo vergine di ricerche da esplorare, basteranno, crediamo, a indurre il Municipio della gentile città a provvedere al riordinamento desiderato; nè a quest'opera mancherà certamente il concorso volonteroso ed efficace degli studiosi trentini.

Intanto il Sardagna offre in saggio due pregevoli documenti relativi al Dazio della Muda che si esigeva in Riva e suo distretto sull'olio, sugli animali da lavoro e da macello, sul lino, e sopra molti altri generi che entravano od uscivano dal borgo e dalla terra ripense. È il primo documento una carta d'investitura, che si conserva originale nell'Archivio, fatta in Bolzano l'anno 1270, ind. XIII, die Dominico secundo intrante Martio. Con quest'atto Bongiovanni abitante di Riva, nuncio e procuratore di Antonio figlio del qm. Bonifacio detto Biancamano, rinunzia nelle mani di Egnone vescovo di Trento al feudo della Muda, che il detto Antonio e i suoi antecessori aveano goduto fino allora; rinunzia col patto che il vescovo ne investa gli uomini e la Comunità di Riva nella persona di Bellafacino del già Tebaldo da Riva nunzio e procuratore di detto Comune, il quale di fatto riceve l'investitura del feudo diretto con le solite formole. Venuta così in possesso del Dazio della Muda, la Comunità ne fruì fino ai giorni nostri, e i documenti conservati nell'Archivio permetterebbero di tessere la storia di questa gabella. Fra i vari ordinamenti e tariffe di essa, il S. prescelse l'Ordo Dacij, imposto nel 1479 da Giovanni Erizzo procuratore in Riva per la Repubblica veneta. Questo regolamento è scritto in volgare, nella lingua ufficiale veneta, non senza però

qualche riflesso del dialetto locale, e per tale riguardo è specialmente importante la serie dei nomi delle merci descritte nella tariffa. L'editore l'ha voluta perciò corredare di un piccolo glossario; ma confessa egli stesso che per questa parte non ha potuto giovarsi sul luogo di vocabolari e d'altri aiuti che gli avrebbero permesso di chiarire il significato di quelle poche voci su cui è in dubbio: crediamo che il Ducange da solo basterà a rimediare per gran parte a cotesto difetto. Alcuni errori materiali sono occorsi nella stampa, ma si devono apporre alla tipografia piuttosto che all'A.; nè essi tolgono il pregio a quest'ottima pubblicazioncella.

S. DE BIASI, Dei parenti di Ugo Foscolo: lettera al prof. B. Mitrovich. Zante, Tip. Condogiorgia, 1883.

8o,

› PP. 16. Quest'opuscolo si presenta in forma più che modesta, negletta, e deve forse la sua origine ad un equivoco; ma e l'uno e l'altro difetto troveranno crediamo facile perdono in grazia del contenuto, e del vivo affetto che lo scrittore, greco, rivela per le cose italiane che hanno attinenza con la patria sua. Parve al De Biasi che il Mitrovich nel suo breve scritto sopra Ugo Foscolo a Spalato, di che abbiamo dato conto nel fascicolo passato dell'Archivio (II, 409), affermasse non essere nato il poeta al Zante, ma in Dalmazia, ciò che invero si cercherebbe invano nell'opuscolo del professore dalmatino. Pure, non è stato male se il desiderio di rivendicare o meglio di confermare alla Grecia (poichè nessuno glielo contrastava) l'onore di aver dato i natali al Foscolo, mosse l'A. a ricercare negli archivi di Corfù e del Zante notizie sulla famiglia di Ugo. Dai documenti pubblicati dal De Biasi è messo ora fuori di dubbio che i Foscolo, migrati da Candia dopo che quest'isola cadde nel 1669 in potere dei Turchi, con molt' altre famiglie veneziane o d'origine veneziana vennero a stabilirsi a Corfù, dove nacque (5 agosto 1725) Niccolò, l'avo del poeta. Il secondogenito dei quattro figlioli di Niccolò, Andrea, nato pure egli a Corfù (10 ottobre 1754) si trapiantò al Zante, dove prese in moglie (24 aprile 1777) una donna di confessione greca, Diamantina Spathis, figlia di Narciso sartore, e vedova del patrizio Giovani Aquila Serra, oriundo Genovese. Nacquero da questo matrimonio al Zante Niccolò Ugo (7 febbraio 1778 secondo il calendario gregoriano, 26 gennaio per i greci che seguono lo stile vecchio), Rubina (20 dicembre 1779) e Gian Domenico (9 marzo 1781). A codesti documenti il De Biasi aggiunge notizie sulle famiglie Spathis e Serra, e alcuni ricordi ch'egli ha potuto raccogliere al Zante dai parenti del Foscolo o da altre persone presso le quali è ancor viva la tradizione di lui.

Oltre ad un lavoro più compiuto sulla gioventù del poeta, l'A. annunzia altri suoi studi sugli Italiani in Grecia ; e noi non sapremmo incoraggiarlo abbastanza a proseguirli con amore, certi che fattasi più famigliare la lingua nostra, egli saprà correggere le mende che si osservano in questo primo saggio. È una bella pagina di storia italiana questa dei rapporti con le coste orientali dell'Adriatico e del Jonio, e della supremazia morale tenutavi per tanti anni dai nostri padri. Ma oggi noi siamo troppo disposti a dimenticare il passato!

VIGILIO DE VESCOVI, Breve descrizione del Principato di Trento, premessi alcuni cenni sulla vita dell' Autore. Trento, Scottoni e Vitti, 1883. 8°, pp. 14.

È un libretto di poche pagine, del quale il merito e il valore storico non rispondono certamente all'eleganza tipografica con cui fu edito dal professore D. Reich in occasione di nozze. Infatti questa Descrizione del Vescovi [nato verso il.1610, parroco di Mezzacorona e autore di una inedita Compendiosa relazione delle cose di Trento dal principio sino all'anno 1665, Biblioteca Civica di Trento, ms. n. 521] nulla aggiunge di nuovo a quanto già sappiamo dal Pincio e dal Mariani. Ci pare quindi che non fosse questo uno scrittore da essere preferito ai tanti più meritevoli di venir tratti dall'oscurità e dalla dimenticanza. La biblioteca di Trento è ricca di documenti storici, in massima parte inediti, assai più preziosi di questo, e noi speriamo che l'egregio Reich, vorrà in avvenire scegliere meglio, come fece altra volta, quando pubblicò un importante documento in volgare trentino del secolo XIV (cfr. Archivio, vol. II, pag. 202).

Statuto di Agricoltura della comunità di Borgo Valsugana nel secolo XVII (Nozze Compostella-Frigo). Bassano, tip. Pozzato, 1883.

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Con questo titolo il signor Sante Pozzato di Bassano ha voluto dedicare a una sua cognata, in occasione di nozze, un libretto, che per eleganza tipografica e per bellezza artistica nulla lascia a desiderare. La splendida veste racchiude però un contenuto modesto: la « Regola et Oficio del Regolano di Borgo» del 1677, cioè il Codice di polizia campestre e boschiva di codesta comunità, in vigore nel secolo XVII. Esso non presenta gran fatto cose nuove e pregevoli per la storia locale. Nondimeno sarà sempre un utile contributo alla raccolta generale degli antichi Statuti trentini, già iniziata, e molto bene, da Tommaso Gar. Il merito di questa nuova pubblicazione va attribuito a un modesto frate del convento di Borgo, il p. Maurizio Morizzo, che ha raccolto numerosi e nuovi materiali per la compilazione di una storia della Valsugana. Noi non possiamo che esortarlo caldamente a non ritardare più a lungo tale pubblicazione, mentre per la storia di una valle così importante non abbiamo che il vecchio libro del Montebello.

E. SELETTI, La città di Busseto capitale un tempo dello stato Pallavicino: memorie storiche. Milano, Bortolotti, 1883.-3 voll. in 8.°

Non possiamo dar conto di tutto il contenuto di questa importante ed ampia monografia, chè il farlo ci porterebbe troppo oltre i limiti di un annunzio e fuori della regione studiata dall'Archivio: nei due primi volumi è la storia di Busseto e de' suoi uomini illustri, il terzo raccoglie in sè i documenti, il più antico dei quali è del 768. Sì dobbiamo notare che in questo volume (p. 198),

nell'elenco degli scritti del canonico Pietro Seletti (1770-1853), due ne troviamo registrati che sono inediti e ci riguardano, cioè al n.o 13 la Dissertazione apologetico-critica intorno ad un'antica inscrizione trieština: 1810; al n.o 14 una Lettera, 25 gennaio 1811, al p. Enrico Sanclemente in risposta ad alcune sue Osservazioni sulla Dissertazione dell'inscrizione triestina. Di ambedue queste dissertazioni speriamo di poter dare fra breve maggiori notizie. Frattanto dobbiamo dire, che ogni città d'Italia si potrebbe augurare un così diligente e amoroso raccoglitore delle proprie memorie quale fu l'avv. Seletti per la sua Busseto.

Una lettera inedita di C. A. PILATI (per nozze Corsini-Peter). Trento, tip. Scotoni, 1884. 4o, pp. 12.

Scrivendo da Firenze il 3 febbraio 1787, l'illustre giureconsulto trentino espone molto chiaramente al suo.compatriotta, l'erudito barone GaudentiRoccabruna, tutte le varie ragioni per le quali sarebbe stato pericoloso per Trento il derogare dall'antica consuetudine del podestà forestiero, per scegliere in quella vece un Trentino. Pare che allora si proponesse da taluno codesto cambiamento, che, com'è noto, non ebbe però effetto. La lettera è tolta al carteggio fra il Pilati e il Roccabruna che si conserva nella Biblioteca civica di Trento, e donde il signor Francesco Ambrosi, che la comunicò agli offerenti di questo opuscolo, ne traeva già un anno due altre del Pilati medesimo (cfr. Archivio, II, 265).

D. LOVISATO, Cenni geografico-etnografico-geologici sopra l'Istria. Sassari, tip. Azuni, 1883. — 16°, pp. 59.

In forma popolare, l'A. riassume con chiarezza la geografia dell'Istria e fa rilevare i punti principali della sua storia. È trattata con ispeciale cura e competenza la geologia della penisola (pp. 37-53).

Programma del Ginnasio comunale superiore di Trieste, 1882-83. Trieste, tip. del Lloyd, 1883. 8°, pp. xxII-64.

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Ad un'affettuosa commemorazione del compianto prof. Pietro Mattei di Ala, già direttore del Ginnasio, dettata dal prof. G. Szombathely, segue un erudito studio del prof. ALESSANDRO Morpurgo su Arbogaste e l'impero romano dal 379 al 394. Malgrado della scarsezza dei fonti, il M. cerca di darci intera la figura di Arbogaste, uno dei migliori capitani del suo tempo, ma ambizioso e traditore, come quasi tutti i Germani che salirono ad alte cariche fra i Romani. Ciò che più importa a noi di rilevare in questo scritto, sono le dotte pagine che illustrano minutamente la grande battaglia combattutasi il 5 e 6 settembre 394 al fiume Vippaco fra le truppe di Teodosio e quelle di Eugenio condotte da Arbogaste. Molto a proposito il M. ha corredato il suo importante lavoro di una carta topografica della regione che si estende da Nauporto ad Aidussina e a Santa Croce del Carso.

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