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nè non val un lupino
tutto lo suo intelletto.
Ma l'è ben un dilecto,
che 'l minimo de vui
se dega esser colui
che vi governa tutti!
Menave quai putti
o bufali col naso,
fazando guerra e paso
come li par e piace,
ordenando le caze
che l'insegnò suo pare,
ben che li stasse care.
Cosi lo bruse fiamma,
come di questo è fama
ch'el fo morto e squartato
como hebbe meritato,

perchè fo traditore

del suo nobel signore.

II.

Parla di Antoniolo Mozina, uno dei capi della rivolta:

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cazar li soi signori
con altri traditori;
e l'è pur la fontana
d'ogni malizia umana.
Guardé quel fe' Redolfo 1)
che lo ridusse a un golfo:
el ghe lassò la vita
per quella gran ferita,
che hebbe nelle spalle;
guardé se il fo liale,

che lo guidò sul scudo 2),
possa lo fece nudo

d'arzento e de moneda,

più netto d'una seda !

1) Nella copia del Tovazzi: Guardé quel fo a Rodolfo.

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2) L' Hippoliti annota: Cioè sul palco del supplizio; e più sotto, all' ultimo verso: Furono

confiscati tutti i suoi beni.

DON MARINO BOLIZZA.

Cattaro, piccola città della Dalmazia ai confini del Montenegro, suddita per più secoli della Repubblica di Venezia, ha prodotto uomini segnalati nelle armi, nelle lettere e nelle scienze, che in Venezia e in altre città d'Italia lasciarono memoria onorata delle opere loro. Due di questi ebbero strette relazioni con Modena e Reggio: cioè, Trifone Bisanti e don Marino Bolizza. Il primo, umanista vissuto nei principî del secolo XVI, fu per più anni ospite di Alberto Pio, signore di Carpi, il quale molto si dilettava della compagnia di uomini dotti, ed ebbe l'amicizia e la stima di Lodovico Ariosto, che lo raccomandò al Comune di Reggio, perchè gli conferisse l'ufficio di maestro nella pubblica scuola. Il secondo venne da Venezia a Modena nella prima metà del seicento, a insegnare lettere nel collegio di San Carlo, e poscia, nella stessa qualità, al primogenito del Duca. Del Bisanti abbiamo narrato le vicende in un articolo pubblicato negli Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria di Modena (Nuova Serie, t. VII, p. II, pag.201); del Bolizza ravviveremo qui la memoria quasi interamente perduta 1).

Marino Bolizza nacque in Cattaro di nobile famiglia caduta in bassa fortuna, intorno al 1603. Passato a Padova per attendere agli studi in quella università, ed entrato negli ordini sacri, si trasferi quindi a Venezia, dove ebbe la ventura di essere accettato per segretario da mons. Girolamo Agucchia, bolognese, prelato assai dotto e in quel tempo nunzio pontificio alla Repubblica. In onore di lui il Bolizza compose e recitò l'orazione funebre in lingua latina, stampata in Venezia nel 1632, e dedicata all'Avaux, ambasciatore di

1) Una notizia intorno al Bolizza fu letta dal conte Gio. Francesco Ferrari Moreni alla Deputazione di storia patria di Modena, nell' adunanza del 22 maggio 1862. Il ms., tuttavia inedito, si conserva ora presso il figlio dell'autore, conte Giorgio.

Francia, che generosamente compensò l'autore. Rimasto il Bolizza senza servigio, si accompagnò al card. Cornaro nella sua andata. a Roma. Pare però che da questa servitù egli ritraesse poca soddisfazione, a giudicarne dalle sue stesse parole, introdotte nella dedicatoria al Duca di Modena del suo Discorso sopra le Imprese; parole, che accennano oscuramente a «< fieri incontri di Arpie, figlie di Nettuno », da lui sofferti in Corte. E però, consacratosi intieramente all'istruzione dei giovani, acquistò in essa molta riputazione, così che parecchie delle primarie famiglie patrizie, non solamente gli affidarono i loro figliuoli in Venezia, ma vollero che seco li conducesse a Modena a terminare la loro educazione letteraria sotto la sua disciplina, in quel Collegio dei Nobili nuovamente istituito, nel quale egli avea accettato la cattedra di retorica statagli offerta.

Fu la venuta di don Marino a Modena annunziata al duca Francesco I dall' abb. Pietro Scalabrini suo residente in Venezia, con questa lettera, che abbiamo tratta dall'archivio Estense:

Sermo Principe mio S.re et P.ne Col.mo

Non è dovere che il merito della virtù rimanga defraudato del testimonio che dée rendersene da chi lo conosce. Io ho havuta occasione di far qualche prova di Don Marin Bolizza, che viene per leggere Rettorica in cotesto Collegio de' Nobili, e l'ho trovato huomo di molta eruditione e dottrina; ho anche relatione da persone degnissime di fede, ch'egli è sacerdote di costumi irreprensibili. È più diffetto della sua fortuna, che della conditione e della nascita, ch'egli si trovi in istato di guadagnarsi il pane con la sua, se bene virtuosa, industria; perchè egli è uscito d'una delle migliori e più honorevoli famiglie di Cattaro, e per esser suddito di questa Ser. Republica è conosciuto e amato da molti di questi principali Senatori. Dovendosi egli presentare a V. A. per riverirla insieme co' gentilhuomini ch'egli conduce a Modena, ho giudicato che le parti della mia carica richiedano ch'io ne dia qualche notitia a V. A., non disconvenendo al suo servitio ch'ella sappia quali siano que' suggetti che più meritano d'esser benignamente veduti et accarezzati da Lei. A questo buon sacerdote sarà gran parte del premio che pretende, l'honor d'esser tenuto in qualche concetto dal prudentissimo giuditio di V. A.; alla quale senza più fo humilissima reverenza. Di Venetia li 2 ottobre 1634. Humilissimo et fideliss.° sudd.o e servo

P. Abb. SCALABRINI.

In Modena attese il Bolizza all'obbligo assuntosi, e fondò nel Collegio un'accademia letteraria, detta degli Elpomeni, nella quale leggevansi dai convittori componimenti in prosa e in versi. Egli seppe altresi guadagnarsi la benevolenza del Duca '), il quale gli affidò il carico d' istruire il suo primogenito, giovinetto che gli fu poi successore nel trono col nome di Alfonso IV. Maggiori saggi del suo valore avrebbe potuto dare il letterato dalmatino, se la morte non lo avesse rapito poco più che quarantenne, il 27 di novembre del 1643. I suoi colleghi gli celebrarono solenni esequie, e uno di essi, don Paolo Ferraroni, compose un'orazione funebre in onore di lui, che fu pubblicamente recitata dal convittore Roberto Pucci, e stampata in Modena pei tipi del Cassiani nell'anno successivo. Nella detta orazione, della quale ci siamo giovati per compilare questa Notizia, si ricorda fra i particolari notevoli della virtù di don Marino, com'egli rifiutasse l'invito di un insegnamento nel Collegio di Pavia, e l'altro, assai più onorevole, fattogli dal card. Barberini di recarsi in Dalmazia per comporre certi dissidi insorti fra quei vescovi. Si aggiunge nella stessa orazione che il Bolizza tenne corrispondenza con lo Scioppio e con Ericio Puteano; che fu stimato da Raimondo Montecuccoli, e che il nome di lui era noto e accreditato anche in Toscana. Asserzione codesta non giustificata dalla qualità dei pochi suoi componimenti che si sono conservati. Anche nell'idioma latino il Bolizza pretese all'eleganza, ma riuscì più tosto al tronfio e al lezioso.

Di lui e di altri individui della famiglia sua, scrisse Urbano Raffaelli nel giornale La Dalmazia (n.o 9 del 1846, n.i 13 e 14 del 1847); ma confondendo il nostro con altro contemporaneo della stessa casata e di nome Mariano. Di questo si conserva, manoscritta nella Marciana, una Relatione et descrittione del Sangiacato di Scutari, ecc., che porta la data « da Venetia, 25 maggio 1614». Nè altro occorrendoci dire di Marino, produrremo qui l'indice delle sue opere, così stampate, come manoscritte.

Oratio in funere Illustr. ac Reverendiss. Io. Baptistae Agucchii Ar

') Nell'archivio Estense si conserva una lettera di Giovanni Bolizza al Duca, scritta da Cattaro il 16 gennaio del 1644, nella quale lo ringrazia dei favori conceduti al proprio fratello, don Marino.

chiepiscopi Amasiensis et apud Venetam Rempublicam Legati Habita in Divi Francisci a Vinea a Marino Boliza Catharensi. Venetiis, apud Petrum Pinellum, 1632; in-4 picc. di 12 carte non num. - Dedicata all'Avaux, residente del Re di Francia presso la Repubblica.

Panegyris Marini Bolizae in laudem illustriss. atq. excellentiss. D. Dominici Molini. Venetiis, ex typ. Pinelliana, 1634; in-4 picc.· Il panegirico, in esametri latini, è preceduto da versi di altri autori in lode del Bolizza.

Discorso Accademico di Marin Bolizza Gentil' Huomo di Cattaro sopra l'Imprese, all' Altezza serenissima del Signor Duca di Modona. Bologna, per Giacomo Monti e Carlo Zenero, 1636; in-4 picc. di pp. 66. - Nella dedicazione di questo erudito componimento, l'autore dice di « essere ridotto come in porto di vera tranquillità nel Collegio de' Nobili di Modona », accennando agli incontri sfortunati sofferti in altre Corti, e rallegrandosi di essersi «< ricovrato sotto la protezione della grand'Aquila Estense ». In detto libro si parla dell'accademia degli Elpomeni istituita nel collegio de' Nobili da giovani allievi diretti dal benemerito rettore Cesare Seghizzi. L'impresa di quelli accademici era un cedro fiorito col motto: Ех анто рота.

Epitaffio del P. Maestro Fr. Ippolito Cammillo Guidi nelle esequie della Principessa di Venosa. Modena, Cassiani, 1638. - In fine di questa orazione si leggono un Elogio e due distici latini del Bolizza.

Coelo receptis animis, quorum ossa pientissimus Princeps Philibertus Estensis Mutinae in aede Capuccinorum honorifice condenda curavit, religiosae Camoenae pium concinunt melos. Mutinae, s. a., in-4 picc. di 16 pag. Quest'opuscolo contiene cinque componimenti latini del Bolizza, e quattro di Gio. Battista Toschi. Il principe Filiberto, figlio di Alfonso III, mori l'anno 1643.

Opere manoscritte :

Oppositione contro alla famosa Eneide di Virgilio data dal signor Don Marino Bolizza. Ms. in-4 picc.; nella Marciana, n.o 43 della classe X degli italiani.

Itinerarium Hispanicum Francisci Estensis. Ms. di carte 47; nella Estense di Modena, segnato X. I. 17. - È la relazione del viaggio in Ispagna e della dimora fattavi dal duca Francesco I nel 1636, con correzioni e postille dell'autore e di altra mano. Penso che

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