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conoscere la propria dipendenza: «< Cum huius sententiae exemplar annorum nota careat et loci, quo anno lata fuerit non possumus certo definire: eam nihilominus sequenti transactioni (il doc. V) praemisimus. Duo enim heic memorati Cardinales hoc anno 1177 Venetiis reduces diem supremum clauserunt, Hugo Beneventi et Maginfredus Praenest. Episc. Anagniae. Secundo quia revera sententia videtur transactionem praecessisse; non raro enim etiam post latas sententias ad concordiam partes deveniunt; legenti autem sequentem chartam constabit Abbatem monasterii tridentini quaecumque a Cardinalibus jussus est Abbati Vallis Altae reapse promittere se servaturum. Quocirca siquidem divinare fas est, arbitror hoc anno Venetiis, ubi cum Pontifice Alexandro versabantur hi cardinales, de eius mandato hanc causam cognovisse et sententiam Abbati S. Euphemiae et Episcopi Brixiensis ratam habuisse antequam in praesentia ipsius Brixiensis Episcopi partes ad concordiam devenirent »>').

Dei due mentovati cardinali, a quanto ne riferisce il Ciacconio, Manfredo fu creato diacono di S. Giorgio in Velabro nel 1163, poi prete di S. Cecilia, e finalmente vescovo di Palestrina; andò legato a Guglielmo re di Sicilia con Pietro cardinale prete di S. Maria in Aquiro per chiedere aiuti contro Federico Barbarossa che assediava Roma (1166); segui Alessandro III a Venezia, e fu uno dei sette cardinali che riammisero l' imperatore nel grembo della Chiesa; mori nel 1180. Ugo, od Uguccione Pierleoni, romano, fu fatto cardinal diacono di Sant'Angelo nel 1173, poi prete di S. Clemente; nel 1176 andò legato in Francia, Inghilterra e Scozia; accompagnò il papa a Venezia, e fu precipuo autore del componimento del popolo romano col pontefice predetto.

Le questioni fra i due abati di Trento e di Vallalta non dovettero però finir li, chè la bolla riportata sotto il n. VI ci dice come fosse sceso in campo lo stesso vescovo di Trento; il quale, credendo offesi i suoi diritti sulla chiesa di S. Lorenzo dalle pretese del monaco bergamasco, ricorse al papa (Innocenzo III), questi, con la predetta bolla, finora ignota agli eruditi, delegò il giudizio al vescovo, all'arcidiacono e ad Ugone canonico di Cre

) LUPI, loc. cit., col. 1301 e 1302.

mona. Quale esito abbia avuto la causa, chi scrive non trovò documenti che lo chiariscano.

Simili contese non potevano non aver mala influenza sulla vita della comunità religiosa della nostra abazia. E infatti monsignor Zanella avverte che quella famiglia venne mano mano struggendosi, così che in meno di 70 anni, sotto l'abate Clerico, n'era ristretto il numero a soli cinque individui; che il buon benedettino. scoraggiato per tanta desolazione prese il divisamento di cedere ad altri il campo che per mancanza di aiuto non poteva coltivare: fu allora che, intermediario Bonifacio di Castelbarco arcidiacono, s'intavolarono trattative di cessione del monastero ai Predicatori, le quali ebbero effetto nel 1235, l'8 agosto. « Da quel giorno continua lo Zanella - S. Lorenzo fu popolato da numerosa famiglia dei figli di S. Domenico, mentre i Benedettini passarono a piè del Veruca, occupando le case, il terreno, l'antica chiesa, che oggi costituiscono il patrimonio della Prepositura [della cattedrale] e che tuttora dalla vecchia residenza dell'abbate, che nei documenti continuò a dirsi di S. Lorenzo, raramente di S. Apollinare, portano il nome di Badia ».

Ma neppure l'alienazione del monastero pare valesse a calmare gli spiriti litigiosi dei Benedettini, giacchè vediamo nel documento VII una solenne diffida, fatta dall'abate di S. Lorenzo di quell'ordine, ai Domenicani, di restituire il monastero stesso, la cui cessione agli ultimi chiama illegale non ostante la conferma pontificia; diffida che i fatti ci mostrano restata senza effetto.

E qui sarebbe chiusa la serie dei documenti relativi al monastero trentino, esistenti nell'Archivio di Venezia, che presentano qualche interesse per la storia di quel cenobio; stimai tuttavia ben fatto l'aggiungervi l' VIII ed il IX, perchè nel primo è riferita una bolla di Alessandro IV (Anagni, 7 settembre 1255) finora ignota, ed anche perchè così vengono portati alla conoscenza degli studiosi tutti gli atti risguardanti il nostro convento, che stanno fra le pergamene di Vallalta. L'VIII documento è un' intimazione, 29 ottobre 1255, fatta dall'abate di S. Gervasio di Brescia giudice delegato pontificio, che cita dinanzi a sè il priore e due monaci di S. Lorenzo per rispondere dell'elezione irregolare di certo Enrico da Gardumo ad abate; il IX è una procura (9 set

tembre 1353) dell'abate frå Buono da Bergamo a favore di frà Giannino de Sole, monaco di Vallalta. Riporto tali atti anche perchè nella povertà di carte antiche in cui versa il Trentino, credo carità di patria il tener conto pur di quelle di minore entità.

È un fatto che dalla caduta del poter temporale dei vescovi lo sperpero delle vecchie carte, dei materiali della nostra storia, fu senza fine. Prima ci fu tolto l'Archivio più importante, quello del Principato; il come, ce lo dice uno scritto ufficiale, che, quantunque già reso di pubblica ragione, non può essere alla conoscenza dei molti che vi avrebbero interesse, per trovarsi in un'opera voluminosa non posta in commercio, e quindi non credo ozioso di qui ripubblicarlo:

È

«< noto come nel 1805 fu commesso all'archivista Francesco Gassler di esaminare parecchi archivi nei Dominî Veneti e nel Tirolo, per quindi proporre gli eventuali opportuni trasporti di atti e documenti, e per compiere in conseguenza le corrispondenti deliberazioni secondo le circostanze. In adempimento dell'affidatagli missione si recò il Gassler anche a Trento, e ne esaminò i vari archivi. In seguito a parecchie relazioni sulle sue ricerche, ebbe egli, sotto il 5 giugno 1805, dal conte Cobenzl la commissione che (lasciati gli originali e le copie di atti utili o necessari per la gestione degli affari correnti negli uffici circolari e giudiziari) imballi tosto, e senza ritardo faccia trasportare ad Innsbruck l'Archivio tridentino; poscia alcune disposizioni speciali, fra le quali quella di mandare a Vienna tutti i documenti originali che sono notati nell'Elencus documentorum quae adservantur in secretiori archivio Tridenti, incipiendo ab antiquis temporibus et a primaeva Episcopatus fundatione usque ad annum 1363; e finalmente che 45 pezzi fra i catalogati nella Enumerazione dei codici esistenti nell'Archivio di Trento, e i codici 1 a 17 inclusive e il n. 39 siano altresì inviati a Vienna; tutti gli altri ad Innsbruck. Dei documenti qui pervenuti fu compilato un fedele inventario »1). Si avverta che chi parla è il direttore dell'Archivio imperiale di Vienna, e che questo brano è traduzione di una nota da esso inviata al compianto Tomaso Gar.

1) Dalla Statistica degli Archivi della Regione Veneta, Venezia, 1881, pag. 548.

Dispersi probabilmente andarono gli archivi delle corporazioni religiose soppresse, molti di private famiglie e delle vecchie stirpi feudali '), parte estinte, parte passate in altri paesi, parte cadute in basso stato, e quindi poco curanti per ignoranza o per necessità, di conservare le avite memorie; e molti di comunità 2). Ma qualche cosa ci deve pur essere ancora, e i municipî che possedono biblioteche con custodia assicurata dovrebbero costituirvi a lato, come fece con bell'esempio già da qualche anno quello di Verona, gli archivi, ed invitare i privati a portarvi, anche in semplice deposito, le vecchie carte che tengono, a ciò possano giovare agli studi. Ed opera pia verso la patria farebbero, il Capitolo della Cattedrale col rendere accessibile ed utile agli studiosi il proprio Archivio, forse il più importante del Trentino dopo il principesco, e i sacerdoti preposti alle parrocchie occupando gli ozi che loro lasciano le cure pastorali nel riordinare le loro carte e dar notizia delle più importanti 3). Giustizia poi vorrebbe che il Governo austriaco ricostituisse in Trento l'Archivio dell'antico principato col rimandarvi quanto sta sepolto a Vienna e a Innsbruck, avvegnachè in niun luogo stiano meglio e con maggior vantaggio, sia storico sia amministrativo, gli archivi, che in quello ove si formarono, o nel centro più vicino di coltura; oltre di che parmi che nessun argomento giuridico possa giustificare la sottrazione delle carte di un paese o di una persona qualunque, costituendo esse una proprietà delle più sacre. Inoltre, se quelle carte a Vienna e ad Innsbruck sono niente più che elementi di studio a qualche raro erudito, in mezzo a noi sarebbero pure oggetto di culto; io rammento come al vedere i fac-simili di qualche pagina dei Dittici udalriciani e del Libro dei fitti dei canonici di Trento, pubblicati due anni or sono '), provassi un senso di riverente tristezza per

*) Splendida eccezione a codesta generale noncuranza fa il conte Matteo di Thunn, che volle riordinate le importantissime carte della sua famiglia; v. T. GAR, L'Archivio del castello di Thunn, Trento, 1857.

2) Veggasi a tal proposito quanto si dice a pag. 244 del vol. II di questo periodico circa all'Archivio comunale di Riva.

3) Cfr. Gli archivi delle canoniche nell'Archivio trentino, vol. I, pag. 261. 4) Nei Monumenta graphica medii aevi ex archiviis et bibliothecis Imperii austriaci collecta, Vindobonae, MDCCCLXXXII, tav. V e X.

quei venerandi testimoni dei secoli andati, costretti ad esulare dai luoghi ove ebbero vita, ove stettero per lunga età custoditi; tristezza quale si prova al cospetto di salme illustri strappate al riposo della tomba di loro famiglia.

RICCARDO PREDELLI.

1146, luglio.

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I.

Altemanno vescovo concede all'abate Oprando e ad altrı frati di S. Benedetto e loro successori il monastero di S. Lorenzo con tutti i beni e diritti annessivi. (Pergamene di Vallalta, n.o 4).

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È trascritto con quello che riportiamo sotto il n.o 4, in copia autentica del 1177 circa, su membrana lunga 55 centimetri, larga 24 1/2; occupa 45 linee; la scrittura è minuscola tendente all'angolare (gotico), corre parallela al lato minore ed è guidata da linee a tinta chiara di seppia. La pergamena è ben conservata, ha solo un foro derivante da corrosione, operata dall'esterno, dopo la metà del secondo documento e precisamente dopo le parole « prefati vero delegati ». I documenti sono trascritti senza alterarne la lezione e la punteggiatura.

In Christi nomine. Anno Ab incarnatione domini nostri Yesu Christi. Millesimo Centesimo XLVI. in mense Julii. in dicione VIIII. regnante glorioso domino conrado dei gratia romanorum rege. Infructuose arboris succisione deterriti (?) ac beati illius viri exemplo vocati. qui in lege domini die ac nocte meditando tamquam fructiferum lignum fructum suum dare scribitur in tempore suo. dubitare minime possimus nobis esse damnabille si neglegamus dum viuimus. bone cogitationis simul et actionis fructum qui maneat ferre. Cunctorum quapropter Ista legentium presentium silicet ac futurorum nouerit industria quod ego Altemannus sancte tridentine ecclesie humillis episcopus. Auctoritate simul et fauore Domini mei patriarce peregrini assensu nichilominus et consillio venerabillium fratrum meorum canonicorum et alliorum clericorum meorum simulque consensu advocati mei ac ceterorum sapientum nobiliumque virorum in monasterio beati Laurentii martiris quod est situm juxta fluuium athe... et pontem ipsius fluminis quod quidem monasterium ad monasticam vitam in ibi regulariter tenendam a primis edificatoribus constructum est. fratres in eo de relico stabillius quam eatenus sub monastica regula victuros constitui viro honesto et rellioso (sic) nomine oprando in patrem illis et rectorem habito. Ordinantes abatum qui secundum regulam beati benedicti premissa fratrum ellectione regulariter ibi substituendi sunt ad uenerabiles episcopos successores meos katolicos qui pro tempore fuerint pertinere volui omneque locum jllum sub regimine et tuicione seu defensione

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