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occupo Rovereto '): e dopo due mesi di sofferenze 2) i Roveretani con atto del 24 agosto 1564 furono costretti 3) a giurare fedeltà all'Arciduca d'Austria Ferdinando conte del Tirolo, dichiarandosi veri sudditi ed incorporati alla Contea del Tirolo *).

Cosi fini la questione politica ed economica: con quanta convinzione ed onestà l'abbiano sollevata e condotta i Roveretani, lo

1) La Comunità di Rovereto fu accusata: 1o Qualiter oppidum et comunitas Roboretana per aliquod tempus tam nostris quam Regiminis et Camerae nostrae Provinciarum Superioris Austriae ad eam missis litteris et mandatis, multifariam ac temere controvenerit. 2o Illisque nec non a nobis deordinato capitaneo suo ullam debitam oboedientiam praestiterit. 3° Praeterea quoque quod nos tanquam Archiducem Austriae et Comitem Tyrolis recognoscere nolit. Imo quod se e nostro Imperio et Iurisdictione Comitatus Tyrolis eximere atque evellere attentet, praetendens, quod se non Archiduci Austriae, vel Comiti Tyrolis, sed sacro romano imperio in deditionem tradiderit.... Ad haec etiam alios subditos nostros in confinibus existentes ad similem inoboedientiam pertrahere, sibique ea in re complices reddere conati sunt. (LIB. CONS., c. 57).

2) La condizione della nostra città nei due mesi (luglio e agosto), in cui fu occupata dai soldati tedeschi, era tanto misera, che in una supplica si as-serisce: «...... se non se ne vanno i soldati, se ne partirà li duoi terzi o forse più della gente». In altra supplica troviamo queste parole: «......la maggior parte degli abitanti si guadagna il vivere cum le industrie, exercitii et sudor suoi, al che attender non potrano stando con le case piene di soldati, che oltre altri danni, gli consumeran quel suo pocco, che guadagnan quotidianamente per sustentar se et le famiglie sue....» (LIB. Cons., c. 55 verso).

3) Il dottor Matteo del Bene, e i quattro provveditori (Matteo Frizzi, Antonio Salaorno, Nicolò Troilo e Cristoforo Resmino) assieme ad altri cittadini erano stati arrestati, e messi in prigione nel Castello, ancora ai primi di luglio, sperandosi che la città, privata dei capi, cederebbe; chiunque di poi consigliasse i cittadini a resistere, era parimenti arrestato (come accadde al deputato Paride de' Benedetti e ad altri), o allontanato. Il medico Gian Maria fu dispensato dall'officio di deputato, perchè non trascurasse i malati!. In favore di questi carcerati politici la Comunità decretò «......de provederli a spese publice et de procuratori et de dottori, de aiutarli et defenderli...» (LIB. CONS., c. 54: nel Consiglio dei 2 luglio alla presenza dei commissari imperiali). Nei capitoli della sommissione si legge: Quod sua caesarea Majestas praeter id omne (pagamento di tutte le spese dell'occupazione) sibi reservari vult poenam, qua principales talis inoboedientiae et duces pro suo merito puniendi erunt.

4) Erano presenti all'atto di sommissione i quattro commissari di Ferdinando: Nicolò barone di Madruzzo, capitano superiore della contea del Tirolo, Baldessare Trautsen barone di Sprochenstein e Schrovenstain, il cav. Paimunt de Paisperg, ed Enrico Schench de Schenchenstein.

Archivio storico per Trieste, l'Istria e il Trentino

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LA COMUNITÀ DI ROVERETO E LE PRETESE D'INNSBRUCK proveranno i documenti; per ora basti dire, che la Comunità per esser sicura della legalità di ciò che sosteneva avea deciso di consultare qualche celebre giureconsulto italiano, perchè studiasse la questione dal lato puramente di diritto '): il dottor Nicolò Maffei di Verona, rispondendo 2), fra le altre cose scrisse queste parole: Tengo ferma conclusion, che il Principe per giustizia non possi unir voi non consenzienti col Contado del Tyrol.

I nomi degli astanti, che nell'atto di sommissione furono vincolati al giuramento, sono 240, abitanti tutti in Rovereto; questa nota, che riempie un intero foglio notarile, è assai importante, perchè ci dà tutte le famiglie della Comunità roveretana alla metà del sec. XVI 3). Eccone alcune:

Andreotti, Anzelini, Azzolini, Bacigini, Barberi, Battistini, Beccarotti, Benedetti, Berettini, Bertoldi, Betta, Bianchi, Boni, Bonomi, Bonzorni, Borzeghini, Bresciani, Campanella, Campani, Caracia, Carioli, Chimelli, Cigalotti, Cobelli, Conci, Conti Conzati, Cosmi, Cristofoletti, Del Bene, Del Bon, Del Din, Della Rossa, Del Sasso, Filippi, Fiorentini, Floriani, Fornari, Frizzi, Gandini, Garbari, Gasparini, Giacomelli, Giuliani, Gualtieri, Iseppi, Landi, Lazzarini, Liberotti, Lombardi, Malinyerni, Marchetti, Marchi, Marsili, Marsoni, Marzani, Mattioli, Merighi, Milanesi, Miorandi, Montagna, Niccolini, Orefici, Paganini, Parolini, Partini, Patoni, Perazzola, Peterlini, Petriboni, Pilani, Pilati, Pinzellotti, Pisolati, Porta, Raffaelli, Resmini (Rosmini), Reversi, Rossetti, Rossi, Saibanti, Salaorno, Sant'Illario, Sartori, Savioli, Sbardellati, Segalla, Serbati, Smitarelli, Stefanini, Tachello, Tarsiani, Tecini, Telani, Terini, Toldi, Trentini, Trevisani, Valbusa, Valduga, Vecchi, Veronesi, Vicentini, Vittori, Voltolini, Zambelli, Zandonati, Zeni, Zucchelli.

Su 240 cognomi ne troviamo 3 soli di origine non latina: Franciscus Sckledo, Jo. Baptista Angheben e Gaspar Proser de Saltaria. F. M.

') Nel Consiglio dei 7 aprile e in quello dei 9 maggio (LIB. COns., c. 40). 2) Nel LIBER CONSILIORUM ci sono gli autografi di due lettere del dottor Maffei una con la data 19 maggio 1564, a c. 71, l'altra a c. 102 senza data.

3) Per di più questa nota ci dà uno specchietto delle arti e delle industrie, che c'erano a Rovereto in quell'anno. P. e.: Sanctus tinctor, Andreas murator (de Mediolano), Christophorus scutellarius, Antonius de Tertiis spatarius, Martinus stubarius, Iosephus sartor, Baptista ferrarius, Christophorus Prixianus velutarius, Sanctus velutarius, Dominicus velutarius, Jo. Maria calceator (de Vicentia), Ioachim pictor, Paulus faber lignarius, Nicholaus barbitonsor, Franciscus a filatorio de Tridento, Donatus molitor, Angelus pilliparius, Melchior vasarius, Nicolaus stringarius, Petrus lombardus velutarius, ecc. .

VARIETÀ TRENTINE

Un giudizio di Dio in Rendena nel 1155
Gli scritti storici del p. Tovazzi

Un nuovo documento sul Bellenzani

· Artisti trentini o che lavorarono nel Trentino.

Molti periodi della storia Trentina nell'età di mezzo vanņo ricostruiti o almeno controllati con lo studio accurato delle fonti. Giacchè, se i Monumenta Ecclesiae Tridentinae del Bonelli, gli Annali del Principato di Trento dell'Alberti, il Codex Wanghianus del Kink e parecchie altre pubblicazioni hanno messo in luce una quantità considerevole di documenti, tuttavolta molta parte e forse la migliore delle nostre fonti andò smarrita o perduta per sempre nello sperpero vandalico e nella fatale distruzione toccata all'Archivio dei Principi vescovi di Trento.

Gli è per questo, che dove avvenga di poter trarre in luce qualche nuovo documento antico e genuino, specialmente se esso abbia un vero e diretto valore storico, bisogna saperlo debitamente apprezzare. E però io son lieto di poter presentare ai lettori dell'Archivio due documenti trentini inediti, tutti e due notevoli per i fatti cui accennano, ed uno anche per la lontana età a cui risale. Il primo è riprodotto dall'originale in pergamena, che posseggo io stesso; trassi l'altro dal volume X della cospicua ed ancora inedita raccolta dei Monumenta Ecclesiae ac Principatus Tridentini a Balthassare equite de Hippolitis Medico Physico collecta.

I.

Il rotolo originale in pergamena del 1155 ricorda un fatto non già ignoto agli scrittori di storie trentine, ma non poco alterato e svisato dal nostro più antico cronista, il Pincio. È la questione tra le comunità di Rendena e del Bleggio per il possesso del Monte Movlino (alla sinistra del Sarca, nella valle di Rendena),

decisa nel 1155 alla presenza del vescovo Eberardo e per consiglio del suo giudice Enrico mediante un duello fra due campioni delle parti. Il Pincio ha vagamente attribuito a quella lotta il carattere di un giudizio di Dio; e tale appare in realtà dal documento. Fatto non infrequente nelle legislazioni medievali, unico però e nuovo nella storia del Principato, tanto che per esso ne viene maggior pregio e singolarità al nostro documento.

Ho detto che primo a parlare ed a lungo di tale contesa fu il Pincio. Mi sembra opportuno riferire qui la sua esposizione, per poterla quindi comparare con quella genuina della pergamena; cosi il lettore potrà scorgere di leggieri la grande diversità che corre tra l'artifizioso cronista del secolo XVI e il rozzo ma veritiero notaio Odelrico ').

<«< Fu invece di questo [Allemanno] assonto al vescovato Arnoldo, poi Heberhardo, in quest'età nacque rissa fra li huomini di Rendena & quelli dellá Pieve di Blez, si fecero contrasti frequenti, considerabili, più per reciprochi odij, che per le loro forze, premeva à Blezziani inferiori di forze, gli fosse stato à torto, & contra il dovere levato da Randenesi Boblino, Monte così chiamato, quali per essere più potenti fecero forza, & violenza in occuparlo, la causa fu ridotta, & portata al Vescovo, venne il Prelato al luogo della differenza, commandò, che gli fossero mostrati gli confini delle pretensioni loro, poi con ogni diligenza sentite le raggioni, dall'una & l'altra parte addutte giudicò la causa tanto dubiosa, che parevagli de iure impossibile dar certa & giusta sen

tenza.

<< Conobbe inoltre il Vescovo machinarsi cose più pericolose d'ambe le parti, di quello che mostravano nell'esterno. Henrico giudice s'accorse de loro pensieri, s'avidde che quelli dubij de confine stavano in procinto di partorire ammazzamenti, che minaciavano di terminare la litte con l'armi, che non era per valer altro giudice humano, ne Divino che il ferro, disse perciò apertamente doversi (come il giusto richiedeva) d'ambe le parti addur le raggioni, & finir le loro controversie con parole; s'affaticò quanto puotè per sedar gli animi turbati, ma tutto senza frutto, non puotè mai interompergli d'una tanta rabia, ne oprar restassero acquietate le parti, ultimando le pretensioni delli uni & delli altri con raggioni, o non puotero o non volsero, acquietarsi a simili partiti. Per non correre pericolo di contrasto forense, ò bellico, qual potesse suscitare l'anni Civili, al che pur troppo parevano proclivi gli animi: Horsù

') Traggo il brano del Pincio non dall'edizione prima del De Vitis Pontificum Tridentinorum, Mantuae, 1546, lib. II, pag. 8, ma dalla versione italiana stampata a Trento dallo Zanetti circa un secolo dopo (1648), dove si legge a pag. 65.

(disse) già che sete risoluti, & havete fermato il pensiero decidere questa vostra litte con l'armi, non con le leggi, inventate qualche modo, & via d'effettuare questa vostra ostinata determinatione senza molto danno, & sangue, in cui chi resterà superiore, ne resterà vincitore, & avrà dal suo canto la sentenza favorevole. S'ellegino due huomini, uno per parte de più forti, robusti & arditi, qual combatino, ciascuno respetivamente per la sua parte, Dio sarà testimonio della verità, là sarà la raggione, ove [p. 66] apparirà la vittoria; Non spiacque il partito, tutti gridano doversi, conforme haveva detto il giudice, terminare le dissensioni circa il Monte. Dunque conclusa dall'una, & l'altra parte cotal maniera di finire il contrasto, si fece scielta d'ambi le parti di due scrimiatori de più bravi, quali col loro solo pericolo decidessero la commun discordia, facilmente si ritrovarono, chi per ambitione si vantava di voler in difesa de suoi partiali por la vita, & combattere, non mancano taglia cantoni, di modo che fù volontario, & gratioso l'esporsi à tal duello.

<< Avanti però si venisse al cimento: fu fermato patto di tal conditione, che chi de Duellatori fosse in duello restato vincitore, quello avesse posto gli termini conforme le pretensioni della sua parte, determinando concordi il tempo & luogo. Gli bravi deputati, & eletti per tal effetto, fatti più animosi, & feroci dalle voci de suoi, prendono l'armi, comparono in mezzo due popoli a far mostra del lor valore. Pareva non solo il ben publico, ma la reputatione, & salute de tutti esser posta, & comessa nel valore, & fortuna di due. Si danno all'armi coragiosi, s'incontrano, nella prima zuffa, lanciano le saette, fano le parti ciascuna con gridi animo al proprio soldato. L'esortano alla diffesa della loro gloria, havere & utilità. A queste voci lasciando le lancie, & haste si vano d'appresso, & sfodrate le spade combatono di vicino, gli spettatori divengono giaccio per il timore: Ancor niuna parte può haver certa speranza, stava il duello dubioso, ma quando comminciò il sangue da tutti atteso spargersi per terra, si vede cascare quello di Rendena ferito in molte parti, fatto inhabile à poter più sostener armi, qual scoperto dal Bleziano si mal trattato, ò fusse superior di forze, o di destrezza nel manegiar l'armi, o havesse Dio giudice dalla sua, si servi dell'occasione, subito l'assali, con la spada, così tolse di vita il suo contumace, & capital nemico, passandogli la gola da parte à parte. Gli Bleziani gloriosi di tal vittoria, non mancarono accogliere il suo duelatore chiaro per il di lui singolar valore, & bravura con ogni termine d'applauso, & allegrezza. Posero poi conforme il loro gusto, & desiderio gli termini prendendo fra suoi confini, quanto pretendevano conforme il patto fatto senza che gli Rendenesi gli facessero una minima oppositione, tenendo ce to haver lor Dio stesso datta la sentenza contraria, & tanto à nostro tempo possedono senza che mai gli Rendenesi habbino inganato Dio, addutto in testimonio, manco gli arbitri che terminarono la litte ».

Onde il Pincio abbia ricavate tutte codeste notizie, non si può dire con certezza; a lui storiografo di corte, doveva certamente essere aperto il ricco Archivio del Principe trentino, nel quale pare

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