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VII. Poi, per decozione più lontana,
Deventa tutto quanto in color d'oro,
Con un si bel lavoro

Che dà letizia ad ogni mente sana.
Un altro segno ancor te manifesta
Se la decozione toa è finita:
Ziò è se fuma o crita,

Over sta ferma senz'altra molesta.
Ancora dico de la proiezione,
In la qual ha fali molte persone:
Poi ch'el non fuma nè fa più motto,
Fa' che sia cauto e dotto,

E guarda ben che medicina alcuna

Non poni, se non sopra Sol e Luna.
VIII. Ma perchè 'l cade un pexo sopra mille
Se lo ellexire tuo è perfecto,

Fa' che tu sia discreto,

E quel ch' io dico non tener a vile.
Piglia una dramma de la medicina
E diese dramme de mercurio mondo,
E mettilo nel fondo

Del foco ardente dentro alla fucina:
Poi che 'l servo comenza a frigire
Fumando, metti dentro lo elixire,
E tutto se converte in medicina,

Dico perfetta e fina,

De la qual butta un pexo sopra cento,
E trovarati de l'opra contento.

IX. Li nostri antiqui per celar quest'arte
L'hanno distesa in diversi volumi:

Chi la chiama Gumi,

E chi Mercurio, Solfor, love e Marte;

Str. VIII. Servo: il mercurio. Molto probabilmente, anziché frigire è da leggersi fugire, ciò è il volatilizzarsi del mercurio; e così infatti hanno due codici e le due stampe.

Str. IX. Gumi, gummi, Kuu, una delle varie specie di gomme conosciute dagli antichi. Risagallo, lo stesso che realgar, è il bisolfuro d'arsenico nativo; si trova in cristalli d'un bel color rosso, nei crateri vulcanici e nelle solfatare (CASALI, op. cit.). Rebis; ritengo opportuno, meritandolo la parola, che può dare un'idea della stranezza del linguaggio alchimistice, riportare la spiegazione che di essa dà in un suo trattato un vecchio alchimista: Sic lapis est anus, una medicina, quae secundum philosophos dicitur Rebis, idest ex bina re, scilicet ex corpore & spiritu albo vel rubeo, in quo multi fatui erraverunt, diversimodo exponentes illud Est Rebrs dictis rectissima norma figuris. Id est duze res, et hae duae res sunt una res, id est aqua coniuncta

Alcun la chiama zaschadun metallo,

Alcun la chiama el nome di pianeti,

E ciascuno vi metti

Diversi nomi, fin a Risagallo,
Ovum capili, Lapis mineralis,
Adhebesi, Rebis, Lapis herbalis,
Arsinico e Orpimento e Drazo
E Sal armoniaco,

Cuperoxa, Basilisco e Sangue,

Laton, Azoth, Zernech, Chibrith et Angue.

X. Per questi varii nomi son decepti

Molti operanti; chè alcun piglia quello
De che'l tacer è bello

(Richardi ANGLICI, Libellus utilissimus Tepi qapcizz cui titulum fecit Correcto

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corpori, qua corpus solvitur in spiritus, id est in aquam mineralem ex qua factum est ab initio, et sic ex corpore et spiritu fit una aqua mineralis quae dicitur elixir, id est fermentum: quia tune aqua et spiritus est una res, ex qua fit tinctura et medicina omnium corporum purgandorum, quod multis fatuis videtur impossibile. Igitur ex una re, quae est aqua corporis et sp ritus, medicina perficitur » rium; cap. XI: De differentia sulphuris vulgi et Philosophorum, simplicis, non adurentis; nel Theatrum chemicum, vol. II, pag. 4:8-29). · Orpimento, auri pigmentum: porta questa denominazione il sesquisolfuro d'arsenico, tanto artificiale che nativo. Quest'ultimo è ora cristallizzato, ora amorfo e terroso, ora in grani, od in lamelle, ed è associato spesso col Realgar o risigallo (CASALI, op. cit.). Draco, basilisco. Oltre ai segni geometrici e alle lettere. entravano a far parte delle combinazicni mistiche, principi fondamentali dell'arte sacra, anche gli animali, le piante, i segni del zodiaco, i prodotti di esseri viventi, il latte, l'uovo, il sangue, ecc. E fra gli animali sacri erano il leone, l'aquila, il drago, il basilisco, la cicala, la salamandra, ecc. Il leone giallo era simbolo dei solfuri gialli; il leone rosso del cinabro, e il leone verde dei sali di ferro e di rame. L'aquila nera significava i sulfuri neri, e più particolarmente il solfuro nero di mercurio, si che la frase, ad esempio, che spesso si incontra nei trattati d'alchimia: l'aquila nera si trasforma in leone rosso », significa che il solfuro nero di mercurio si trasforma per la sublimazione in solfuro rosso di mercurio, ciò è in cinabro. Ora, il drago e il basilisco, ricordati in questa strofe, sostituivano spesso il primo il leone, il secondo l'aquila, o i loro simboli (HOEFER, Hist, de la Chimie, t. I, p. 237). Cuperosa, copparosa, denominazione che si fa derivare da cupri rosa, rugiada od acqua di rame, e con la quale s'indicava un tempo la soluzione acquosa di solfato di rame (CASALI). Sangue. Molte sostanze prendendo nel combinarsi il colore del sangue, anche questo penetrò nel vocabolario degli alchimisti (HOEFER, op. cit., p. 238). - Azoth. Nei misteri dell'arte, le lettere, come i numeri, avevano gran parte. A, la prima lettera dell'alfabeto di quasi tutte le lingue conosciute, unita alle tre ultime degli alfabeti latino, greco ed ebraico (z th), forma il motto mistico AZOTH, la chiave misteriosa della salute e della ricchezza (HOEFER, op. cit., P. 235). - Chibrith; di un liquore acido di nome Kibrith, parla Bubacar, un alchimista arabo, nel suo Liber secretorum (HOBFER, p. 357). Adhebesi, Laton, Zernech, altre denominazioni del famoso Lapis, al quale più altri nomi, non meno strani di questi, erano dati dagli alchimisti. Se ne possono vedere alcuni nel brano del GARZONI che abbiamo riportato più addietro, dove son ricordate parecchie parole, e operazioni d'alchimia, che ricorrono pure nella canzone del nostro.

Str. X. Tartaro, denominazione generica con la quale gli antichi chimici designavano i sali ad acido tartarico, e più particolarmente il tartrato acido di potassio o cremore di tartaro (CASALI). Metallina è detto cosi, o anche matta, il prodotto di fusione del minerale, prima torrefatto, nel

E vanno seguitando soi concepti;
Alcun' fanno la dealbacione

Con risagallo, tartaro e calcina,
E fanno metallina

Con chiaro d' ovo et altro ch'i vi pone,
Alcuni son che piglian l'orpimento,
Alcun l'arsenico, e non vi fa niento;
Alcuni piglian li quattro elementi;
Alcuni son contenti

D'alcuna imatura di metalli;

Chi de borace o de alume o di sali.
XI. Dico per questi nomi son decepti
Molti incliti savii e circumspicti,
Chè questi nomi èn scripti

Per diversi colori e varii effetti.
Però non ti partir de la natura,

Chè tal semenza qual seminarai,

Tal frutto coglierai;

Chè ogni animal fa so' simel creatura.

Piglia adonca el mercurio mondo,

(E qui te manca la mesura e 'l pondo),
E dagli perfettissimo fermento,
Dico d'oro o d'ariento;

Chè chi semina fava over faxoli
Non pò ricolier grano nè pizoli.
XII. Alcuni cercan l'erbe venenoxe,
La tora, l'oliandro e la lunaria,
Secondo che gli varia

La mente huc illuc a varie cose;
Alcun lavora nel seme humano,
Chi piglia talco, e chi piglia sangue,
Sterco, chi buffo et angue,
Chi toglie exusto, chi vitriol romano;
Alcun cinaprio, alcun alum di piuma.
I' non poria contar di tutti in summa,

Chè 'l seria gran volume e grandi affanni

quale si è concentrato quasi tutto il metallo di cui s'imprende l'estrazione (rame, piombo ecc.). Le operazioni si ripetono fino a che la metallina ottenuta sia resa abbastanza ricca per poterla lavorare direttamente e ottenere il metallo (CASALI).

Str. XII. Buffo, è il lat. bufus, rospo.

-

Exusto, res ustum, adoperato anche nei secoli poste

riori ad usi medicinali,

A ricontar li inganni

E le ribaldarie che fanno assai:
Però lo dico, chè già lo provai.
XIII. Aliqui solvunt duo corpora sana
In aqua forte; alcun amalgaman do
Ed alcun dealbando

Fanno di rame bronzo di campana;
Alcun fa discensorio, alcun sublima,
Chi stilla per lambicco e chi per feltro,
Chi fa de stagno peltro,

Chi ne le marchexite fa so extima;
Alcun tinge cum tucia e zalamina

E mele e fighi e piuma di galina;

Chi iunge croco, chi vetriol romano:
Cosi col capo insano

Con tal oprar soffistico e fallace

Fanno parer l'arte vile e mendace.

XIV, Guàrdate molto dal foco excessivo:
Olio e carboni, poi del fimo, basta;
E guarda che la pasta

Mai non sia priva del mercurio vivo.

Lo troppo foco fa vitrificare;

Lo troppo humore se converte in laco:

Però governa el draco

Como ha bisogno da bere e manzare;

Str. XIII. Amalgamando: « amalgamire è mescolare del mercurio con qualche metallo fuso; questa operatione serve per render il metallo proprio per stendervi sopra qualche lavoro, o per redurlo in polvere sottilissima, il quale si fa mettendo l'amalgama nel crocciòlo sopra il fuoco, perchè il mercurio, sollevandogli in aria, lascia il metallo in polvere impalpabile; nè il ferro nè il rame si amalgamano » (LEMERY, op. cit.). Dealbando, v. dealbacione, str. X. - Fa discensorio,

-

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v. descende, str. V. — Peltro, la noti legi di stagno e di piombo, ricordita anche da Dante, e che fin poco addietro serviva a fabbricar piatti da cucin, detti ancora in qualche dialetto, come nel trentino, peltri. Mirchexite, marcasita, il bisolfuro di ferro nativo cristallizzato (CASALI). Nel Theatrum chemicum (vol. III, pag. 161-66), si può leggere un Tractatus de Marchasita ex qua tandem cum aliis dicendis ft Elixir að album vivacissimum », nel quale sono indicate anche le miniere d'Italia, ove si trova. Tucia, tuzia, denominazione antiquata dell'ossido di zinco impuro, detto anche tuzia alessandrina (CASALI). Zalamina, giallamina, sinonimo del carbonato di zinco

nativo (CASA:1).

Str. XIV. Fimo: « De' luti: La violenza del fuoco fa spess: volte fondere le ritorte di vetro nel fornello di riverbero: e perciò è meglio di coprirli d'una pista che, doppo sarà seccata, sia abile per sostenere e conservare la materia che vi si è posta per distillarsi. Questa pasta si chiama Luto, cioè Fango (o fimo). Si farà nel seguente molo....; della qual pisti o luto si coprirà d'intorno la ritorta sino alla metà del collo, poi si metterà a seccar all'om bra ecc. (LEMERY, op. cit.). Archivio Storico per Trieste, l'Istria e il Trentino

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E de putrefare non te sia tedio,
Chè tutta l'opra dona gran remedio.
Ma pur lo troppo foco non ti vale
Com die fa el naturale

Le scorze d'ovo, i denti del leonfanti,
E sol robini, balassi e diamanti.

XV. Poi ch'è compita, questa dolce manna
Non solamente e' corpi de' metalli,

Ma tutti i gravi mali

Rimove e scaccia da li corpi humani;

Poi che hai cacciato el morbo, se defende

Che 'l non ritorni più nel futuro,

E fa l'omo securo,

Per fin che 'l vive, de star lieto e sano.

Conserva sanitade e zoveneza;

Senza peccato dona gran riccheza;
Conserva ancora el calor naturale

E lo spirto vitale

Sopra ogni medicina d'Avicenna,
Galieno, Ypocrate e Damascenna.

XVI. Non so se debia dir li vasi e 'l pondo,
Quia quaesivi pluries quinque lustris

In novis et vetustis

Libris per diverse parte del mondo
Con molte fatiche, spese et affanni,
Semel dumtaxat repperi de vasis

Et pondus vere basis

Per spacio et ultra de XXV anni.

El vaso la fiola de Latona,

Eli pianeti lo peso ti dona;

Quella in sua forma, e quelli in algorismo,

E questo no è sofismo:

Anche è descritto per vera figura

Lo vaso, la materia e la mesura.

XVII. Deus omnipotens qui cuncta cernis,
Quo sine nichil fit boni et mali,
Cui contingit falli

Eripuisti infimis avernis;

Tu cuncta fide Verbo redemisti
Spiritu sancto et gratia caritatis;
Tu esse deitatis

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