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CORRADO II VESCOVO DI TRENTO

E

BRIANO DI CASTELBARCO

NEGLI ANNI 1201-1203

SECONDO UN NUOVO DOCUMENTO

I

Sino dal giugno del 1882 si conserva negli Antichi Archivi annessi alla Biblioteca Comunale di Verona un documento assai curioso, scritto su grande e spessa pergamena, in carattere nitido ed abbastanza regolare. È probabilmente un avanzo dell' archivio dei Turrisendi, antica famiglia Veronese, poichè si riferisce a un arbitrato importantissimo commesso in un Tebaldo di quella casata, sopra una lite vertente fra Corrado II di Beseno vescovo di Trento e Briano di Castelbarco. Sebbene l'oggetto della contesa non sia dichiarato espressamente, tuttavia dal complesso dell' atto pare chiaro che le due parti pretendevano a certi diritti sopra Ala, che, spettanti in origine all'episcopato tridentino, erano, secondo Briano, passati ai Castelbarco, in forza dell'investitura ch'egli diceva di averne ricevuta dallo stesso vescovo Corrado. E sopra tutto, il documento sembra riferirsi ad alcune lagnanze fatte dal vescovo trentino contro il Castelbarco, perchè quest'ultimo si era accordato coi cittadini di Trento. Pare infatti che il Vescovo riguardasse l'azione di Briano quasi come un tradimento, e forse come un fatto per il quale il Castelbarco dovesse scadere dai suoi diritti di vassallo episcopale. Sopra di ciò tuttavia un giudizio sicuro non sembra molto agevole, mentre non possediamo che le sole deposizioni, ed anzi forse appena una piccola parte di esse.

Archivio storico per Trieste, l'Istria e il Trentino

I

il

La pergamena di che parliamo non ci porge purtroppo intero processo, mancando di più carte che dovevano andarle unite, e che a me non è riuscito finora di ritrovare. La parte pervenuta fino a noi non contiene che il rogito, col quale, a istanza di Tebaldo di Turrisendo, il notaro legalizzò e diede pubblica forma ai deposti di ventotto testimoni chiamati da Briano di Castelbarco. Addi 3 gennaio 1203, in Ala, sotto il portico di Carboncino Balbo, in presenza di testimoni numerosi, Tebaldo dà a Riprando, notaio nominato dal defunto Alberto vescovo di Trento (1177), le « attestaciones et raciones et confessiones >> sopradette, perchè Riprando le perpetui e le rediga in pubblica forma. Codeste testimonianze erano state certo raccolte prima dell'estensione dell' atto, ma probabilmente assai poco innanzi, e direi nel giorno medesimo; ad ogni modo dopo il 1° gennaio, perchè Ottone Perdice, il primo chiamato, comincia dicendo: « Jste annus novus transactus fuit annus unus, quod », ecc; e per annus novus si deve intendere appunto la festa del capodanno.

2

Che tuttavia Riprando non scrivesse sotto dettatura dei testi, cioè a mano a mano ch'essi deponevano, par certo e dalla formula iniziale già riferita, e più dalla deposizione quarta del documento, dove si cita antecipatamente la ventesima. Il notaio stesso toglie poi ogni dubbio, affermando nella soscrizione di aver «<esemplato» le attestaciones consegnategli « in autentico », trascrivendole con esattezza, « prêter litteram, punctum vel sillabam, quod sensum mutet vel sententiam ». Ma nello stesso luogo aggiunge anche: « has attestaciones audivi et intellexi, et hos testes ex parte domini Briani interrogavi, et per voluntatem utriusque partis scripsi; et verbo et mandato suprascripti dni Tebaldi exemplavi et in publicam formam redegi », ecc. Il che però non contrasta con quel che affermammo di sopra, entrambe le incombenze convenendo perfettamente con le attribuzioni di un notaio.

1) È quel vescovo Alberto sul cui martirio e sulla cui santità tanto si discusse nel secolo scorso in seguito alla nota dissertazione di GIROLAMO Tartarotti.

2) Per autenticum non va inteso un altro atto notarile, di cui il presente si abbia a considerare come una trascrizione. L'autentico non era redatto in publicam formam, poichè appunto il redigere in forma pubblica le attestazioni ed il copiare l'autentico si uniscono a costituire un medesimo atto notarile.

Come che incompleto, pubblico il documento, e spero ch'esso non tornerà sgradito ai lettori dell' Archivio, poichè vi troveranno notizie curiose e importanti alla storia politica ed amministrativa di Ala, di Castelbarco, e generalmente del Trentino e del Vcronese, in un'epoca abbastanza remota ed oscura.

II

In questo processo verbale (mi si passi l'espressione) il filo dell' esposizione è assai imbrogliato, si per il modo saltuario delle interrogazioni, si per la rozzezza delle risposte, date per la maggior parte da gente grossolana.

Però non sarà male riordinare il contenuto delle ventotto testimonianze prodotte da Briano, ricavandone i punti principali della storia delle relazioni tra il Vescovo e Briano: ricostruirla armonicamente in tutti i suoi particolari non è certo possibile, chè, ripetiamo, il racconto è frammentario, sconnesso e confuso.

L'ordine dei fatti si potrebbe pertanto riassumere in questi quattro momenti: l'assedio di Trento, cui prende parte Briano, e il successivo abbandono di quell' impresa; i preparativi che il Castelbarco fa di una spedizione in favore del Vescovo, e le ragioni in conseguenza delle quali questo disegno non ha effetto; l'incontro fra Corrado vescovo, Briano e sua madre Flordiana in Castelbarco, dove Corrado conferma a quel signore l'investitura di Ala, e gli concede di accordarsi coi Trentini; gli atti coi quali il Castelbarco afferma i suoi diritti sopra Ala, come successore del Vescovato nelle riscossioni.

III

Cominciamo dal primo punto. Isolano, notaio (teste IX), Odolino (XIV), Ottolino Storto (XII) e Ognibene, detto Sacco o Sacchetto (XIII), tutti e tre della contrada Isolo in Verona, informano sopra un assedio posto a Trento dal Vescovo per domare la città che gli si era ribellata; al Vescovo dà aiuto Briano, ma inutilmente, per che gli assedianti sono costretti a levare il campo. Di questo fatto i principali espositori sono, per

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