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prima delle mistiche giornate tutto ciò ch'era necessario perchè la Terra fosse capace di passare dallo stato d'inerzia, che è proprio della materia considerata astrattamente in sè stessa, a quello stato d'attività, che venne determinato in forza dei principî immateriali, che vi si portarono, come a loro termine, fin dal primo momento in cui la materia esistette; d'aver compreso in quella prima giornata tutto ciò che era necessario, perchè la Terra stessa cominciasse nel proprio seno quella serie di evoluzioni, per cui divenne e si è mantenuta capace di produrre e d'alimentare quella serie di esseri organici o senzienti che, per una catena infinita di generazioni, sempre cogli stessi elementi prodotta e nutrita, vediamo agitarsi ancora sulla sua superficie, e in atto di produrre un'altra serie infinita di generazioni. I primi naturali elementi dell' universo, l'energia che li congiunge e li separa, li accorda o li inimica; il pianeta oggetto principale della storia che si vuol narrare; questo colle masse minerali che lo compongono, le acque che lo coprono, l'anaffiano, l'imbevono e l'atmosfera che lo involge; la luce, espressione sintetica di tutte le forze meccaniche, fisiche e chimiche che le imprimono la sua attività moltiforme; tutto è creato nel primo giorno: tutto è didatticamente accennato fin da principio nell'ordine più conveniente. Una sola cosa che di queste mancasse, e il nostro globo sarebbe ancora quella terra inanis et vacua che fu da principio. Il primo giorno doveva bastare almeno a preparare lo stromento, a mettere in assetto la macchina, colla quale doveva compirsi il lavoro della mistica settimana. Ora la macchina è pronta. Un anelito potente commuove dall'imo alla superficie la Terra; già si preparano a sollevarsi fuori delle acque i terrestri rilievi che divideranno le terre dai mari, e rizzandosi nelle più serene regioni dell'atmosfera, condenseranno i vapori che si sollevano dall'abisso. Il mare si agita e ondeggia, mosso dalle ali dei venti che scendono e salgono, vanno e ritornano. Una nebbia leggera appanna l'azzurro del Cielo; si addensa la nube, guizza il lampo, scoppiano i tuoni e scroscia la pioggia. S' imbiancano

le cime dell'Alpi; cento ruscelli serpeggiano, mugge il torrente, il fiume si gonfia, e l'acqua, mentre ritorna al luogo dond' è partita, imbeve e feconda le aride zolle. Allora soltanto potrà dirsi: Germini la terra.... producano le acque. Sono tutti portenti che noi vediamo operarsi simultaneamente tutti i giorni e che la ragione della loro stessa simultaneità trovano nella mutua dipendenza degli esseri costituenti l'universo, i quali, stando alle rispettive ragioni fondamentali di essere, possono bensì distinguersi, ma non separarsi. Chi volesse anche in oggi narrare, sia pure a tutto rigore di scienza, la storia della Terra, dovrebbe presentarla dapprima nel suo complesso, colle masse rocciose che la compongono, colle acque che la ricoprono e la penetrano, coll'atmosfera che la involge. Passerebbe quindi molto naturalmente a parlare delle forze che vi agiscono esternamente ed internamente, operando sull'atmosfera, sulle acque, sulle masse solide esterne ed interne. Allora soltanto potrebbe ragionare degli effetti che queste forze vi producono, tra i quali dovrebbe tener conto in modo speciale di quelle oscillazioni della superficie terrestre, cui la scienza del passato e del presente mostra così ripetute, universali, continue, per cui apparvero le prime terre e si formarono i primi mari, rimutandosi in seguito e alternandosi incessantemente questi e quelle sulle stesse aree superficiali. Quì poi gli si aprirebbe l'adito a discorrere delle piante e degli animali, destinati a popolare i mari e le terre, dove apparvero e sparvero con una successione sempre varia e sempre progrediente, terminando coll' uomo che, per la scienza del pari che per la Rivelazione, avendo ragione di fine, è la corona del creato.

Tutte queste cose, precisamente in quest' ordine, benchè estremamente compendiate, le dice la Genesi, e le dice con quel linguaggio così semplice che ne permette l'intelligenza anche agli uomini più volgari. Le espone sotto quella forma, drammatica e simbolica ad un tempo, tanto caratteristica dei libri sacri, che prevale specialmente nei libri più antichi, come sono il Penta

teuco e il libro di Giobbe, ma di continuo rivive e si mantiene anche nei più recenti, e pare ripigli nuovo vigore nei Santi Vangeli, colle parabole; perchè anche i Vangeli furono scritti pel popolo, pei poveri di spirito, essendo quella forma così addatta, non solo a far intendere quello che si insegna anche alle più povere intelligenze, ma anche ad eccitare i sentimenti dell'animo, e per conseguenza a muovere la volontà (1). Dio Creatore, sempre e a tutto presente, sotto quella forma d'un artefice che impiega la sua settimana in un lavoro assiduo, tutto bello, tutto buono, tutto magnifico e sommamente utile, compiacendosi d'ogni parte di esso a mano a mano che lo vede progredire e comporsi in un tutto mirabile, sommamente utile e buono, lieto alla fine di godersi il ben meritato riposo e la gloria che gli viene da un lavoro perfetto, è tale immagine che, invitandoli a riflettere forse per la prima volta sulla bellezza e sull'ordine del visibile universo, doveva scuotere profondamente l'animo degli Ebrei, già preparato da una serie di strepitosi portenti, a credere in Dio, a riconoscerlo come sovrano dominatore degli uomini e delle cose, ed a ricevere, in ispirito di docilità, d' ubbidienza e d'amore, quella dottrina e quella legge che venivano in seguito ad essere promulgate, e ad osservare sopratutto fedelmente quel precetto sabbatico, in cui è il tratto più caratteristico e la parte più sostanziale della disciplina relativa al culto da prestarsi all'unico Dio, creatore del cielo e della terra. Da quei pochi versetti del primo capo della Genesi, a cui gli spiriti gretti e malfidenti degli uomini di poca fede son venuti cercando, paurosamente e puerilmente, le, minuzie di una scienza altrettanto pretenziosa e superba quanto meschina e impotente, e gli increduli professi, non meno puerilmente ma con tutta l'audacia di un' ignoranza presuntuosa, la malvagia sicurezza della derisione e del sarcasmo; quanta messe di ammaestramenti, di precetti e di pratica dot

(1) Lo Spirito del Signore sopra di me; per la qual cosa mi ha unto per evangelizzare a' poveri (Vang. di S. Luca, IV, 18).

trina, quanta materia di riflessi e di meditazioni amorose e profonde ne trassero i Padri della Chiesa e tutti i credenti umili e pii! (1).

Ma innanzi di perderci senza scampo in questo pelago sconfinato, in cui ci siamo inoltrati, scostandoci per un istante dall'umile lido a cui vogliamo tenerci appresso, ritorniamo al nostro argomento, contentandoci per ora di raccogliere quanto la scienza antica e moderna può dirci sulla specialità delle acque, da cui abbiamo già veduto dipendere, fin dal primo istante della creazione, tutti gli esseri che compongono i tre regni della natura.

(1) Non v' ha forse altra parte dell' antico Testamento che più di questa dell'Exemeron, ossia de' sei giorni della Creazione, sia stata universalmente ed ampiamente resa soggetto di meditazioni e di studi da parte dei credenti. Vi scrissero sopra dei libri appositi S. Basilio, S. Gregorio Nisseno, S. Efrem, S. Ambrogio, S. Agostino, il Ven. Beda, S. Bonaventura, e ne trattarono diffusamente tutti, si può dire i Padri e i Dottori, nominatamente S. Tommaso d'Aquino, di cui è un vero e perfetto Exemeron tutta la Prima parte della Somma teologica.

III.

Il Firmamento della Genesi.

- 3. II

1. Abbozzo del sistema della circolazione delle acque. -2. Apparuit arida. problema della quarta giornata. 4. Preminenza del principio didattico sul 6. Una pretesa fuori di luogo.

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cronologico. 5. La divisione delle acque.

8. L'u

7. Lo studio delle antiche credenze popolari come canone esegetico. mano e il divino nella Bibbia. 9. Origine della controversia biblico-scientifica. - 10. Sul significato della parola firmamentum. 11. Credenza universale degli antichi sulla solidità della volta celeste. 12. La scienza moderna in opposizione col linguaggio. 13. Valore scientifico dei linguaggi primitivi. 15. Il firmamentum del signor D'Estienne.

14. Testimonianze bibliche.

16. Timori infondati e difese inutili.

1. L'effetto di quell'energia, resa manifesta coi fenomeni della luce e del calore, che veniva applicata ad una massa planetaria rinchiusa nel suo doppio involucro dell'acqua e dell'atmosfera, comunque fosse questa massa disposta dapprincipio, non fa bisogno di crearlo coll'immaginazione, nè di metterlo in sodo con indagini scientifiche. Non c'è nessuno così ignaro di fisica terrestre, che non possa dire quali fenomeni produce il calore solare sulle acque e sull'atmosfera. Abbiamo già richiamata, con rapido sguardo, nel capitolo precedente la serie concatenata di tali fenomeni. Gioverà tuttavia ritoccare l'argomento, per aver presente ciò che deve servire all'intelligenza di questo e dei seguenti capitoli.

Il mare, abbiam detto, tutto ribolle sotto la gran fersa, come immane caldaja che fosse riscaldata a fuoco lento. La quantità dei vapori che se ne sollevano è veramente enorme. Essa si misura a milioni di metri cubici d'acqua per ogni minuto. Più densi e più abbondanti questi vapori si sollevano dalla zona equatoriale, e meno dalle temperate e dalle fredde: infine è tutta la moltitudine delle acque terrestri che si leva grado grado

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