ภาพหน้าหนังสือ
PDF
ePub

intollerabile. Di qui il Quare non in vulva dare, ciò essendo assai più difficile nelle mortuus sum? di Giobbe (III, 11); il Ma- donne, non è maraviglia, che esse da queledicta, dies in qua natus sum di Geremia sto lato trovino poderoso rattento a quel (XX, 14), ed il Laudavi magis mortuos, l'eccesso, al quale sarebbero sospinte dalla quam viventes dell' Ecclesiaste (IV, 2). loro debolezza. E se ne potrebbe avere una

53 Alla mia affermazione, che il suici- controprova di fatto: nel crescere, colla dio è propriamente atto, non di coraggio, incredulità, spaventosamente i suicidii, ve ma di debolezza, si potrebbe opporre il ne furono lo scorso anno in Italia, se ben fatto del vederlo assai men raro nel sesso ricordo, 250 muliebri sopra poco più d'un forte, che non nel debole. Io nondimeno migliaio maschili. Tra gli affatto orbi di vi posi per condizione, che siasi perduta Fede è fuor di dubbio, che le donne sono ogni fede in una vita avvenire. Ora per assai meno di un quinto.

varie cagioni, che qui non accade ricor-]

[blocks in formation]

Istituzione della SS. EUCARISTIA. Lavanda dei piedi. Dopo di quella e di questa Gesú predice due volte di nuovo il tradimento. Gara di preminenza tra i discepoli.

IOANNIS, XIII.

MATTHAEI, XXVI.

LUCAE, XXII.

MARCI, XIV.

1. Ante diem festum 26. Coenantibus au- 19. Et accepto pane, 22. Et manducantibus Paschae, sciens Iesus tem eis, accepit Iesus gratias egit, et fregit, et illis accepit Iesus paquia venit hora eius, ut panem, et benedixit, ac dedit eis, dicens: Hoc nem, et benedicens fretranseat ex hoc mundo fregit, deditque discipu- est corpus meum, quod git, et dedit eis, et ait: ad Patrem, cum dilexis- lis suis, et ait: Accipite, pro vobis datur: hoc fa- Sumite, hoc est corpus set suos, qui erant in et comedite: hoc est cite in meam comme- meum. mundo, in finem dile- corpus meum.

xit eos.

morationem.

23. Et, accepto calice, 27. Et accipiens ca- 20. Similiter et cali-gratias agens dedit eis: 2. Et coena facta, cum licem, gratias egit, et cem, postquam cenavit, et biberunt ex illo omdiabolus iam misisset in dedit illis, dicens: Bi-dicens: Hic est calix nes.

cor, ut traderet eum Iu-bite ex hoc omnes. novum testamentum in 21. Et ait illis: Hic'est das Simonis Iscariotae. 28. Hic est enim san- sanguine meo, qui pro sanguis meus novi te3 Sciens, quia omnia guis meus novi testa- vobis fundetur. stamenti, qui pro muldedit ei Pater in manus, menti, qui pro multis

21. Verumtamen ecce tis eftundetur.

et quia a Deo exivit, et effundetur in remissio-manus tradentis me mead Deum vadit:

4. Surgit a coena, et

ponit vestimenta sua: et

nem peccatorum.

cum est in mensa. bis, fat sicut minor: et 22 Et quidem Filius qui praecessor est, sihominis,secundum quod cut ministrator.

cum accepisset linteum, non habebis partem me- definitum est, vadit; ve- 27. Nam quis maior praecinxit se.

cum.

nonne

23. Et ipsi coeperunt qui recumbit? Ego auquaerere inter se quis tem in medio vestrum esset ex eis, qui hoc fa- sum, sicut qui ministrat. cturus esset. 28. Vos autem estis. 24. Facta est autem et qui permansistis meinter eos ,cum in

tentationibus

rumtamen vae homini est, qui recumbit, an 5. Deinde mittit aquam 9. Dicit ei Simon Pe-illi, per quem tradetur. qui ministrat? in pelvim, et coepit la trus: Domine, non tanvare pedes discipulo- tum pedes meos, sed et rum, et extergere linteo, manus, et caput. quo erat praecinctus. 10. Dicit ei Iesus: Qui 6. Venit ergo ad Si- lotus est, non indiget. monem Petrum. Et dicit nisi ut pedes lavet, sed contentio ei Petrus: Domine, tu est mundus totus. Et quis eorum videretur meis. mihi lavas pedes? vos mundi estis, sed non esse maior. 29. Et ego dispono voomnes. 25. Dixit autem eis: bis, sicut disposuit mi11. Sciebat enim quis- Reges gentium domi-hi Pater meus, regnum. nam esset, qui traderet nantur eorum: et qui 30. Ut edatis et bibatis eum: propterea dixit: potestatem habent su- super mensam meam in Non estis mundi omnes. per eos, benefici vo- regno meo: et sedeatis super thronos iuli26. Vos autem non sic: cantes duodecim tribus sed qui maior est in vo-Israel.

7. Respondit Iesus, et dixit ei: Quod ego facio, tu nescis modo, scies autem postea.

8. Dicit ei Petrus: Non lavabis mihi pedes in aeternum. Respondit ei Iesus: Si non lavero te,]

I.

cantur:

Ad intendere tutta la irragionevolezza della superba

presunzione, onde il moderno Razionalismo rigetta il mistero cristiano, egli basterebbe ponderare alquanto posatamente l'infinito intervallo, che separa l'intelligenza creata dall' increata,

e l'assoluta dipendenza, nell'essere e nell' operare, la quale la prima ha dalla seconda. Questa poca e fioca luce intellettiva, che ci splende nell'anima, vi fu accesa graziosamente dalla potenza creatrice; ed essa, che dal nulla la trasse in essere, gliene assegnò i proporzionati obbietti, e le determinò il modo dell' intenderli, l'uno e l'altro fermando con tanto assoluta necessità, che per noi il volere travalicare la cerchia di quelli, o cangiare l'indirizzo di questo, varrebbe altrettanto, che uccidere l'intelligenza ed impazzare. Tra questi termini di strettissima dipendenza del nostro intendere dal divino, tanto è lungi, che il mistero soprannaturale ci debba ripugnare, che per avventura nulla è più semplice, e vorrei dire nulla dovrebbe parere a noi più naturale del mistero soprannaturale; val quanto dire di alcuni veri teoretici e pratici, la cui intima ragione a noi è al tutto ascosa, nè si trova, che nella mente e nella potenza di Dio. Il pensare diversamente, inalberandosi innanzi a quanto trascende la debolissima portata di un occhio, che, rispetto al sommo vero, non val meglio (e lo scrisse il Filosofo '), che l'occhio del pipistrello rimpetto al Sole; il fare, dico, così, verrebbe a dire, che la verità increata sia esaurita dalla creata, e che Dio non possa intendere e fare più di quello, che a noi poveri omiciattoli ha per somma grazia concesso di potere intendere e fare.

Queste considerazioni vi dovrebbero stare molto bene presenti al pensiero, miei umanissimi Ascoltatori, nell' esporvi che oggi farò la Istituzione della SS. Eucaristia: che vuol dire del massimo tra i misteri cristiani, del mistero per eccellenza. A tenore di ciò che io diceva testè, appunto perchè questo è il massimo dei misteri, esso più di tutti risponde alla sapienza ed alla potenza di Dio; e la ragionevole creatura innanzi a quello deve bensì restarne estatica dalla maraviglia, può eziandio sentirsene sopraffatta, confusa, direi quasi costernata; ma non sarà mai vero, che vi scopra nulla, che le ripugni. Anzi dirò di più dal domma cristiano della Eucaristia, scandagliato dai Teologi scolastici con un acume e con una libertà, che spesso ti parrebbe audacia, appena è credibile quanta luce sia stata sparsa sopra molte parti della naturale Filosofia; e peculiarmente i concetti di sustanza e di accidente, di luogo e di spazio, di quantità e di estensione restarono maravigliosamente

chiariti per ciò, che sono in loro, alla luce di ciò, che Dio nel Sacramento dell' altare ha fatto e fa ogni giorno al di sopra di loro.

Alla istituzione della SS. Eucaristia, la Lezione aggiungerà la Lavanda dei piedi, gli altri due predicimenti, che Gesù fece della tradigione di Giuda, e da ultimo la gara importuna di preminenza, surta in mal punto tra i discepoli. Soggetto molto vario, ma compreso in testo non lungo appena 29 versetti. Nondimeno la suprema rilevanza della prima sua parte lo rende degnissimo della mia peculiare diligenza nello esporvelo, e della vostra nell'ascoltarne: e voi ed io ne avremo, spero, largo compenso nella meno imperfetta conoscenza, che acquisteremo, massime pel suo lato storico e dommatico, di questo ineffabile mistero.

II. Ella è cosa veramente notevolissima che, riferendosi sotto. molta brevità bensì, ma esplicitamente e chiaramente la istituzione della Eucaristia da Matteo, da Marco e da Luca, non se ne trovi poi alcuna esplicita menzione in Giovanni, nel discepolo prediletto, nell' Apostolo della carità. Ne rendono comunenente gl' Interpreti col Calmet la ragione da questo, che scrivendo Giovanni ultimo tra gli Evangelisti, ed avendo trovato quel fatto essere stato riferito, con ogni precisione e con sufficiente ampiezza, dagli altri tre, egli non credette necessario. il mentovarlo. Vi confesso nondimeno, che questa ragione non mi soddisfa. Benchè sia vero, che molte cose furono recate da lui non menzionate dagli altri, non è meno vero, che assai più, e certo meno rilevanti di questa, ei ne recò insieme cogli altri; e notantemente nella storia della Passione per poco non sono tutte. Tengo dunque per fermo che, avendo questo Evangelista egli solo riferita la promessa dell' Eucaristia, fatta dal Signore un anno innanzi nella Galilea, aggiungendovi le stupende cose, ch'ei ne rivelò per rispondere ai cavillosi e perfidiosi Giudei, come a suo luogo vi mostrai', venuto qui all'adempimento di quella promessa, ei fu pago di farne in maniera, certo compendiosa ed implicita, ma abbastanza chiara, un cenno, che da quella promessa medesima riceveva una rilevanza suprema. Questo cenno a me pare contenuto nell'in

finem dilexit eos del primo verso del suo Capo XIII, secondo che tosto vi mostrerò. A tenore di ciò, quel verso stesso si dee considerare come preambolo od apertura alla istituzione del grande Sacramento, la quale gli altri tre con molta semplicità riferiscono e con uguale concisione, come un mero fatto storico; quasi neppure sentissero l'immensa portata di ciò che narravano, la quale noi impariamo unicamente da Giovanni. Essi se ne sbrigano assai alla svelta. Matteo in tre soli versi (26-28); in altrettanti Marco (22-24), ed in soli due (19, 20) Luca.

E poichè sono sull' ordinare questi testi, sarà beue sgomberarci la via di qualche intoppo, che da essi ci può venire nella successione dei fatti, massime di uno, nel cui collocamento occorre non lieve difficoltà. E pria di tutto standone a S. Luca più degli altri accurato nell' ordine dei tempi, si dee lasciare dove stà il secondo predicimento della tradigione (v. 21-23), legato alla consecrazione del calice con un verumtamen ecce, che non ci permette distrarnelo. Allo stesso modo la gara, surta tra i discepoli, dal medesimo Luca e da lui solo narrata (24–30), si dovrebbe lasciare dove si trova, senza premetterle altro, come pure ce ne lascia la facoltà l'Evangelista con quel facta est autem (contentio), con cui vi si accosta. Ma dove dovremo noi collocare la Lavanda, riferita dal solo Giovanni (2-11) immediatamente dopo a quel primo verso, che vi dissi accennare alla già promessa Eucaristia ? Come qui molto acconciamente osserva il Patrizi, se non vi fosse nessuna opinione preconcetta, e si guardasse la cosa semplicemente, quale ci è offerta dal paragone dei quattro testi, non potrebbe cadere ombra di dubbio intorno all' avere la Lavanda avuto luogo dopo l'istituito Sacramento, ed assai probabilmente dopo la predizione iterata del tradimento, e prima della gara. Di fatti, a lasciare molti altri indizii, contentiamoci di questo ch'è decisivo. Egli è indubitato, che la Eucaristia fu consecrata durante la cena: Coenantibus autem eis ha S. Matteo, et manducantibus illis S. Marco: nel greco di entrambi si legge fotóvτwv autov, che risponde alla seconda voce latina, la quale, come più generale della prima, la comprende. Ora affermandosi espressamente da S. Giovanni, che il Signore si accinse a lavare i piedi ai discepoli coena facta, dziñvou revoμévou, a cui potrebbe venire in mente, che questo secondo fatto abbia preceduto il primo? Ma percioc

« ก่อนหน้าดำเนินการต่อ
 »