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Calmet, potrebbe intendersi di una figura della SS. Eucaristia. Del subito ritorno dei due discepoli a Gerusalemme diremo nella ventura Lezione, perchè quello si lega alla prima delle quattro Apparizioni, che in essa vi dovrò esporre.

SECONDA PARTE

VII. A voi, miei Dilettissimi, sarà certamente paruto molto singolare questo contrapposto del Maestro da una parte, che, uscito redivivo dal sepolcro, assume al consorzio dei gaudii suoi tutta intera la sua umana natura, e dall' altra dei discepoli attristati, abbattuti e soprattutto confusi dal vedere così bruttamente fallite tutte le loro speranze. Voi lo avete udito da due di loro questa mattina ma noi non faremo ingiuria agli altri giudicando, che quelli sù per giù doveano allora essere i pensieri di tutti: Speravamo ch' ei fosse per redimere Israello! e benchè quei due non osassero aprire collo sconosciuto il segreto della loro mente, si capiva abbastanza ciò che essi voleano dire. Ecco tutte quelle liete speranze di racquistata indipendenza politica, e di libertà, e di gloria, e di potenza conseguente, tutte andate a monte; e noi siamo restati illusi, ingannati! nulla non è avvenuto di quanto ci aspettavamo. Verissimo! restarono bruttamente defraudati di tutte le loro previsioni; ma di chi si sarebbero potuto lamentare, se non di se medesimi, che foggiatisi in capo quei castelli dorati, li dovettero poi vedere sfumati in un tratto come nebbia al vento? Oh! quanto giustamente fè loro il Signore quel severo rimprovero di tardità nel credere, e di stoltezza nell' interpretare le cose credute: l'uno e l'altro per disordinati affetti del cuore! Stulti et tardi corde ad credendum! E chi avea loro detto, che Gesù era venuto a farli ricchi, gloriosi e potenti in questo mondo? Non avea egli anzi insegnato colle parole e coll' esempio espressamente e perpetuamente il contrario?

Ma essi infatuati di quella ristaurazione terrena della loro repubblica, la tenevano in pugno; e guai a chi solo avesse osato di rivocarla in dubbio! Intanto, a mantenere vivaci quelle folli speranze nel popolo, non erano mancati di coloro, che preten

deano parlare in nome di Dio, cum Dominus non miserit eos, come leggesi in Ezecchiello"; in difetto di vaticinii si ricorreva a raziocinii, e per quanto questi non valessero meglio di quelli, si continuò a tener vive non so che speranze di prosperità temporali, che il Messia avrebbe dovuto, senza manco veruno, recare al suo popolo. Da questa colossale illusione si originò la ruina totale del popolo; e da quella altresì nasceva, che i discepoli, invece di rallegrarsi col risorto Maestro, al suo risorgimento poco credevano, e stavano a querelarsi delle loro fantasie tornate a nulla. Buon per loro e pei loro compagni, che, ripieni quinci a poco di Spirito Santo, intesero molto bene la spiritualità del nuovo regno di Cristo, e ne colsero il primo fiore coi travagli inestimabili dell'Apostolato, e colle palme del Martirio! Ma coloro che s'incaponirono a volere temporale, o certo non disgiunto dal temporale quel reguo, questi indispettiti, furiosi si rivoltarono di subito contro di Gesù, e non requiarono se non lo ebbero visto confitto in croce; e di quì avvenne che non ottennero il temporale, e perdettero il sempiterno.

Se a voi, miei riveriti Ascoltatori, in questo inganno dei discepoli sembrasse vedere qualche cosa di molto somigliante a certe illusioni, onde non pochi buoni hanno voluto tra noi novellamente cullare se stessi ed altrui, io certamente nol potrei negare, essendo la cosa troppo manifesta, ed assai ben confermata dai fatti presenti, non è meno chiara dalle congetture, che ragionevolmente possiamo fare sull' avvenire. Nondimeno, per comune nostro conforto, vi farò osservare, che se per la Sinagoga riprovata e reietta l'inganno fu cagione di estrema ruina, noi Cristiani dobbiamo confidare, che quando pure illusioni vi fossero state e vi fossero, queste, sotto la mano della Provvidenza amorosa di Dio, tornerebbero a salute degli eletti. Se Iddio ha disposto, che la santa sua Chiesa, per purificarsi e sempre più santificarsi, entri nella via a lei non nuova della. tribolazione ampia e persistente, si vedrà col fatto, che all'adempimento di quel consiglio avranno contribuito del pari il reo talento dei tristi, ed il così fiducioso sperabamus dei buoni.

NOTE

alla Lezione centesimaottava.

1 I. Cor. XV, 17.

11 Ib. v. 47, Testo dichiarato nella

2 AUGUSTINUS, In Ioann. Tract. CXXI. Lezione XLI.

3 S. THOMAS, Summa Theol. p. 3, q. 12 Non senza un perchè Giovanni avea 55, a. 3, ad 3. Ivi citando S. Agostino notato (XIX, 41), che il monumento, in (De Cons. Evang. Lib. III, cap. ult.), os- cui fu seppellito Gesù, era posto in un serva che il primo giorno apparve cinque orto. Quella circostanza ci spiega perchè volte, e sempre in Gerusalemme, dove la Maddalena pensasse non ad un ortolapure ebbe luogo la sesta dopo sette giorni no, ma all' ortolano di quell'orto; e però ai discepoli con Tommaso; ma quanto alle l'articolo, fattovi notare nel greco, è molseguenti, la nona, la quale è una pel Patrizi to espressivo. (De Evang. Lib. II, CCXVII), fu doppia

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ORIGENES, De Maria Magdalena ad

per S. Tommaso, che per conseguenza ne Sepulchrum Dni, Homilia. novera dieci.

4 Act. I, 3.

5 I, Cor. XV, 6.

14 CHRYSOSTOMUS, In Ioann. Homil. LXXXV, al. LXXXIV.

15 ATHANASIUS (forte alius auctor) Quaest. 78 ad Antiochum.

Il mane, così per noi la mattina, è come la definisce il Vocabolario, la parte del 16 PATRITII, Comm. in Ioann. XX, giorno dal levar del sole, fino a mezzodi. 16. Ivi egli molto acconciamente dichiara Ora il pi del greco è tutto prima del questo luogo coll'ad se reversus detto di levarsi del sole, e come afferma il Grimm Pietro (Act. XII, 11), quando riconobbe, (Lex. Gr. Lat. in Lib. N. T. ad h. v.) che la sua liberazione dal carcere non si dice peculiarmente della quarta vigilia era un sogno, ma un fatto. Ivi il greco della notte; cioè negli equinozii, dalle 3 ha revóμsvos év éaúty, divenuto in sè: poalle 6 ant. al nostro modo. Di ciò si ha tremmo dire noi tornato in sẻ. argomento nello stesso S. Marco (XIII, 17 ALAPIDE, Comm. in Ioann. XX, 17; 35), pel quale il пwi, il mane del latino, il quale afferma, che in quella quinta ed viene dopo la mezzanotte, e dopo il galli ultima maniera, che a me pare la sola cantus, che cade appunto circa le 3 dopo vera, il testo si espone magis connexe et mezzanotte in quella stagione. genuine.

7

Luc. VIII, 2.

18

SUAREZ, In III P. D. Thomae, Di

8 GREGORIUS M., In Ev. Hom. XXXIII; sput. XLIX, Sect. 3. ed ei li riferisce ai sette peccati capitali, 19 AMBROSIUS, De Virgin. Lib. III; e ma questo pare piuttosto un senso tro-cose analoghe si leggono in S. Ilario (De pologico. Trinitate, Lib. XI); anzi a questo fatto

9 AMBROSIUS, Lib. De Salomone, Cap. dovette eziandio alludere S. Paolo quando

5; et in Luc. Lib. VI.

10 Luc. VII, 37.

scrisse (Hebr. II, 11): Propter quam causam non confunditur fratres eos vocare.

20 S. THOMAS, Summa Theol. p. 3. Jera marito di Maria (Ioan. XIX, 25), madre q. 54, a. 1. ad 2. Ivi avendo detto, che di Giacomo e di Giosè (Ibid. 56); e cerla disposizione del corpo glorioso è ut tamente potè essere. Ma io veramente non sit spirituale, id est subiectum spiritui, so intendere quella voglia, che si ha di secondo l'Apostolo (I. Cor. XV), si con- supporre le medesime persone dovunque tinua così: Ad hoc autem quod sit om- s'incontrano i medesimi nomi, anche nino corpus subiectum spiritui, requiritur, quando si tratta di nomi tra gli Ebrei quod omnis actio corporis subdatur spi- vulgarissimi. E staremmo freschi se in ritus voluntati. Quod autem aliquid videa- una nostra narrazione tutti i Franceschi tur, fit per actionem visibilis in visum. Jo i Giovanni si prendessero per le persone Et ideo quicumque habet corpus glorifi- medesime! Certo nel caso presente a quella catum, in potestate sua habet videri quan-identità sembra ostare, che questo Cleofa, do vult, et quando non vult, non videri. detto da molti di Emmaus, era giudeo; Ciò, che il Santo insegna deil' essere il laddove l'altro era galileo. corpo visibile, si applica ugualmente all'essere pesante, dal che si ha l'agilità, init. ed all'essere penetrabile, o direbbesi forse meglio penetrante; e quindi ne diviene

30 ORIGENES, Comm. in Ioan., circa

31 HIERONYMUS, De locis Hebr., ad h. v. 32 S. Agostino avea detto (De Civit. Dei, Lib. XXII, cap. 9) che i due disce21 ARISTOTELES, De Anima, Lib. II, poli in quel caso erano stati percossi di text. 73 et 74. cecità, come i cittadini di Sodoma (Genes.

sottile.

22 Le due Apparizioni del Signore agli XIX, 11); altrove (De Cons. Evang. Lib. Apostoli l' una senza di Tommaso, l'altra III, cap. 25) lo attribuisce ad opera diacon lui, ebbero luogo in Gerusalemme, e bolica, come dico nella Lezione; ma nella certo prima, che essi Apostoli andassero Epist. 59 (quest. 8) ha qualche cenno della nella Galilea. Ora tra quelle due passarono maniera, onde a me è paruto potersi diotto giorni: Post dies octo. Ioan. XX, 26. chiarare la cosa.

33 AMBROSIUS, Comm. in Luc., Lib. X. 3* GREGORIUS M., In Evang. Homil.

23 CHRYSOSTOMUS, In Matth. Homil. LXXXIX, al. XC. Qui viventis sanguinem emerant, eum, qui de resurrectione XXIII. erat crucifixi et redivivi, rursus per pecunias sermonem suffocant.

AUGUSTINUS, In Psalm. LXXI. 25 IUSTINUS M., Dial. cum Tryphone, circa med.

26 TERTULLIANUS, Apologet. 29.

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La prima significazione che il Wilk (Clavis N. T. Philol. ad h. v.) dà al πportsw, citando Erotodo, è mihi paro, vindico aliquid, e da questo, per un lungo giro di nozioni intermedie, si riesce al fingo. Piuttosto dunque, che attenersi a questa 27 MALDONATUS, Comm. in Matth. ultima voce così dura, pare meglio, tratXXVIII, 15. Ecco le sue parole: Huic tandosi del N. Signore, fermarsi ad alcuna interpretationi quidquam ad probabilitatem delle nozioni, che dissi intermedie. Quedeesse, praeter bonum auctorem non video. sta, com'è chiaro, non è quistione di 28 IOSEPH FLAVIUS, Antiquit. Iudaic. sustanza, la quale anche col fingo resta Lib. XVIII, cap. 4. Ivi lo storico giudeo, immune da ogni neo d'infingimento; è quidopo di avere dette molte cose in com-stione di semplice forma, e quasi vorrei mendazione di Gesù da Nazaret, soggiun-dire di convenienza. Ciò è soprattutto vero ge: Apparuit enim eis (suis discipulis) nel nostro italiano; nel quale il fingere, vivus tertia die ita, ut divinitus de eo va- henché sia nel suono identico col latino, ha tes hoc et alia multa miranda praedixerant. tuttavia significato assai più ristretto di 29 Si crede comunemente dagli Interpre- quello, e non so se nel parlare comune si ti, che questo Cleofa fosse il medesimo, che possa scompagnare dalla nozione di simu

lare. Però senza biasimare la Vulgata benedizioni o preghiere, fatte dal padrefache in latino ha posto fingere, io in ita- miglia a mensa, vigeva ancora pei cibi liano non direi giammai che Gesù ha comuni.

finto.

36 GREGORIUS M., 1. c.; e nello stesso

39 LIRANUS, Comm. in Luc. XXIV, 30.

39 IANSENIUS, Comm. in Conc. Evang.

senso S. Agostino (Serm. CXL de Temp.) Cap. CXLVI.

scrive: Tene hospitem, si vis agnoscere 40 NATALIS ALEX., Expositio Litter. et Salvatorem ; quod tulerat infidelitas, red- Moral. Evang. Luc. XXIV, 30. dit hospitalitas.

1 Il Calmet (Comm. Litt. in Luc.

37 Il Friedlieb (Archeolog. della Pas- XXIV, 30) conchiude così la questione: sione, Cap. VI, § 2-5) lo mostra coll'au- Patres in contrariam partem recitatos contorità del Talmud largamente. Vero è che ciliaveris, si dicas coenam hanc et panis ei parla della Cena pasquale; ma dalle cose fractionem figuram fuisse Eucharistiae. ivi dette si raccoglie, che l'usanza di quelle 42 Ezechiel. XIII, 6.

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